sabato 11 luglio 2015

Sabbia dorata di tenera nostalgia
mi si addiceva in tempi più miti
le stagioni erano meno invasive

il bianco non era così violento per le mie pupille.
Lontani sussurri di uccelli sugli abeti
mi contornavano l'anima chiara

Albeggiava su ogni centimetro di mondo 
con ineluttabile felicità
e facilità
la pelle era osmotica 
non faceva fatica alcuna ad intrecciarsi
amorevolmente 
con il cielo
e la terra
e le altre pelli di uomo,
scambio reciproco
di energie
e fiori di parole.
Versi o prosa
inchiostro stampato

inchiostro che sgorga da un pugno
tremante e chiuso
rigido, fermo sulla penna a stilo,
traduttore istantaneo
che rende visibile l'invisibile
scrive l'indicibile
su fogli chiari di neve.
Adesso è tutto più deprezzabile

meno arioso
la mano è mozza 
e la penna si incaglia e s'arresta
piove un lampo sulla scrivania
ma io ho gli occhi bendati
e non lo posso vedere
scivola sul legno inosservato
inutile
si ritrae la nuova idea 
nelle viscere della mente
è una mente che non vede
non parla
non ci sente:
percepisce solo un vuoto
grigio e soffocante
ma non prova a riempirlo
no.
La mente è stanca

e si stanca della sua stanchezza
pian piano rallenta pure lei
per inabissarsi in una penombra salata
mangiata, già consumata.
Resto veramente sola,
neanche più i pensieri
mi accompagnano
e mi tengono sveglia
non c'è più bocca per assaggiare
occhi per parlare
cuore per calcolare
gli ultimi avanzi di una personalità
lasciata in debito e al chiodo.
L'involucro è triste

e prova nostalgia per 
un'anima svanita.

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