giovedì 31 maggio 2012

MONTAG E TUTTO L'UNIVERSO CHE CI STA DIETRO

La presentazione
la bellezza di nuovo incontrata
le mani di chi mi ha guidata 
e mi ha cresciuta
a suo modo
in un bellissimo modo.

Le parole
di nuovo
ancora
insaziabili
che facevano venir fame
d'amore 
di capienza
di dolcezza.

Giacomo mi dice
"sei stata la migliore"
Giacomo
mi abbraccia
Giacomo
con gli occhi
mi guarda
veramente
per la prima volta
dentro
e si siede 
per riscaldarsi 
davanti al mio
falò.

E lui
ancora una volta
mio
la sua voce
mi accarezza
i capelli
e le stelle
sono già
tra i miei capelli.
Mi ha abbracciato
prima che 
tutto iniziasse
mi ha sfiorato,
avrei voluto che mai finisse
quell'attimo
di pazzia.
Il tempo
doveva congelarsi
relegarmi a quel suo tocco
al suo profumo
per sempre.
Mi ha toccato
e le labbra si beavano
gioivano
si crogiolavano
nei suoi occhi.
Ah, i suoi occhi...

martedì 29 maggio 2012

maledizione, adoro le mele marce.


Adesso, in questo momento, ho deciso di farmi del male. Sporca e stupida masochista. 
Ho anche appena finito di leggere "Gang Bang", e ho trovato tale frase: non lo sai? Chi è danneggiato ama chi è danneggiato come lui.
Ma la ribalto adesso questa cazzata di frase; la ribalto e dico che adesso IO voglio danneggiare. In realtà si ama chi ci danneggia, non chi è danneggiato come noi. In realtà si ha bisogno di qualcuno che ci maltratti. 

E' la verità.

Il sentimento si contamina di dipendenza, ferisci, colpisci alle spalle chi ti è accanto... Mostrati tirannica e titanica, mostra la rabbia indomabile che hai dentro, Poco importa quanto irrazionale sia, poco importa se capisci un poco che in realtà non è giusto. Il dolore lega inesorabilmente. Il boia e il condannato. La tortura se prolungata, se alternata qualche volta a parole dolci di richiesta di perdono diventa agli occhi del povero Cristo martoriato un gesto d'amore del boia. Lo ricercherà. E' la verità.
Ho visto. Ho osservato. Da masochista a sadica. Il confine quasi non esiste. Le persone che ci abbandonano, che ci umiliano, sono quelle che ci restano addosso; i momenti invece di vera felicità ci sembrano cose normali, ed il meccanismo del ricordo le leviga e le piega alla logica della quotidianità. Non ti rimangono impressi i sorrisi. Ricordi il momento in cui ti ha detto "amo un'altra", "non mi sento preso come credevo di essere". Ti ricordi esattamente la sensazione che hai provato, la senti amplificata e il sangue ti ribolle nelle vene. Ricordi perfettamente, hai sentito che la schiena ti si è spezzata, gli occhi si sono dilatati, increduli, le spalle hanno perso tono. Non riesci che a guardarti i piedi e a sprofondare sempre di più in quel mare di delusione e umiliazione. Non ti sei sentita compresa. Accettata. Uno schiaffo in pieno viso. Non ti sei sentita abbastanza. Inutile. Usata e poi gettata via. Gli occhi fissi su quelle maledette scarpe sporche di ricordi.
E' la verità.
Ho visto con questi occhi tutto ciò. Davvero, io credo che ho talmente paura, sono talmente angosciata dalla sua assenza, dall'astinenza che mi provoca la sua lontananza che potrei veramente fare una cazzata, adesso. Uccidere quanto di più puro c'è fra me e lui e legarlo a me come una malattia. Come un livido, una tumescenza, aggrappati alla pelle bianca e casta. Strangolare il mio - il suo- amore per egoismo. Perché deve capire che posso esserci solo io adesso, per lui. 
Dio, che paura che mi faccio. Giuro, mi sto terrorizzando con la mia stessa anima.

domenica 6 maggio 2012

L'inizio della fine.

E' tutto concentrato
il silenzio oltre a me
quelle lacrime della donna di roccia
quella barba che mi sorride
che mi attrae
che mi fa sorridere.

Ho voglia di piangere e ho voglia di questo male tanto dolce, tanto acuto. Lascio che il sipario cali sulla scenografia di questa vita così bella, confusionaria, che mi sta sfuggendo come una giovane gazzella, a balzi leggiadri e bellissimi. Signori, la pièce sta giungendo alla sua fine, credo che tutto si concluderà con una tragedia intelligente: avrà il sipario, che sta calando su di me come una ghigliottina, tra le sue pieghe vellutate una morale che colerà su tutti noi e non ci lascerà mai soli. Scalderà il ventre freddo e sterile del futuro. Lo rianimerà, vedrete.

Signori, ho voglia di piangere. Signori, tutto morirà, capite?

Era la dolcezza degli sguardi, 
l'arrivare la mattina presto, ancora tiepidi di sonno e trovare lì pronto un fiore-sorriso da cogliere.
Era la conquista della fiducia, era l'equilibrio che ci siamo a turno donati.

Tutto muore, abbiamo raggiunto una vetta la cui visione potrebbe sembrare soltanto un sogno, con le morbide sfumature dei pastelli, ghirlande di fiori e odori da far perdere la testa. Adesso la vetta inizia a perdere la consistenza, noi ci stiamo diramando e disperdendo. Eravamo uno. Tanti che si erano ritrovati in Uno. Cielo mio, ascolta queste mie parole, esse mi sembrano banali e patetiche, il mio sentimento è troppo denso, troppo spumoso e libero per racchiuderlo in loro
.
E' dura accettare la fine. Cresceremo, vivremo le nostre vite. Continuate a ripetermi che è giusto così, ognuno dovrà diventare qualcuno e maturare. Ma che lacerazione sento dentro questo piccolo petto! E' una violenza che si consuma piano piano, ma che mi penetra e mi annienta. Il mio malessere è concreto quanto è concreto il distacco. Mi state portando via la pelle, gli occhi ed i polmoni: quella è diventata casa mia, con tutti loro, con il loro amore, con i loro grossi, troppo grossi difetti. La convivenza da forzata è diventata necessaria, per urgenza individuale. Quando non siamo insieme ci cerchiamo e quando ci troviamo il cuore sospira, si accascia alla gabbia toracica e si sente nuovamente felice: tutto a posto, falso allarme.
Con che coraggio mi chiedete di dirgli che presto, molto presto dovrà abituarsi all'assenza di tutti loro? Il suo mondo diventerà un mondo senza gravità, senza leggi fisiche a governarlo. Sarà nel più completo caos. Dovrà nuovamente trovare un equilibrio, un'altra cosa a cui aggrapparsi. Ma senza loro, senza quelle mattinate lunghe chilometri, che non finivano mai con astronomia e qualche sigaretta, tra Pasolini ed un caffè macchiato e la maglietta macchiata da portare fino al tocco. No, non ci saranno ore buco, niente più partite clandestine a pallavolo in classe, niente più cazzate. Signori, non avremo più la necessità di fare le buzzate, di entrare un'ora più tardi, di prendere 5 all'interrogazione che sapevi ti sarebbe toccata, te lo sentivi; e ovviamente non eri preparato. La corsa deve finire qui, accanto ad un foglio bianco che stupreranno scrivendoci sopra una cifra che ha la presunzione di giudicarti per tutti questi cinque anni. Non potranno mai farlo in realtà, lasciamoli sonnecchiare dentro a questa illusione, ma no, mai potranno giudicare cosa ci è successo in 5 anni. Non potranno mai indovinare che cosa ci siamo passati a vicenda, quale nettare abbiamo condiviso.

Mi mancherà tutto, dalla parete bianca sulla quale è appesa la lavagna in classe nostra al vero bene che ci siamo voluti. 


Il distacco inizia
quelle lacrime
quella barba
gli zaini e gli amori
l'eco della risata in corridoio
la dolcezza di certe spiegazioni
l'amaro di qualche delusione.


Le foglie del presente
di un albero lontano
che chiama, 
ma affonda 
le radici
nel passato.