sabato 14 aprile 2012

Contatto.

Voglio essere qualcun altro.
Magari Ale, perchè voglio sentire cosa si prova con un altro corpo a percepire una pelle estranea.
 Ma tutti i corpi hanno la stessa reazione?
Io quando sento la pelle di un'altra persona - può essere Ale, può essere un qualsiasi altro individuo - ho delle strane sensazione; occorre adesso fare delle precisazioni:

- quella di Ale è particolare, la sua pelle è una coperta che mi avvolge e mi riscalda, mi provoca brividi allo stomaco e un fuoco che si appicca a ogni parte del corpo, alle ossa, al sangue, ai capelli. E' tanto strano, a volte mi sembra di essere un'equilibrista maldestra, e di dipendere soltanto dalle vibrazioni del filo sul quale a stento mi tengo in equilibrio: quel filo è Ale. 
- La pelle di Denise: è dolce e amichevole. Sento che potrei mettermi accovacciata in quelle piccole mani e trovare un porto sicuro per il resto della vita. La sua pelle è sorridente come lei, genuina, buona.

Ma voglio parlare di pelle in generale, di persone generiche; faccio attenzione anche quando la gamba di uno sconosciuto - casualmente - sfiora la mia quando sono seduta sul pullman.
E' bello quel mettere in comune una parte di sè.
Per questo non mi piacciono le persone che subito e di scatto spezzano questo infinitesimo contatto.
Dio, siamo della stessa razza.
Il tuo corpo è come il mio.

In quel momento un frammento di storia estranea si adagia e comunica con la mia... Non è una cosa tanto tanto bella?

In fondo la serenità e il compimento della curiosità (in generale) che ci trasciniamo dietro sempre, vengono placate, soddisfatte. Basta una piccolissima scintilla di calore umano per smettere di tremare e non sentirsi più soli.


giovedì 12 aprile 2012

- Lascerei la musica, ma 'sta stronza mi fa le avances e non resisto.

Amo Caparezza.
Lo amo perchè nelle sue canzoni ci trovo sempre qualcosa di me, quello che racconta, quello che sputa in faccia al mondo è sempre qualcosa che io da sempre sentivo dentro ma che ho sempre avuto paura di dire ad alta voce: quando sento "ci sono cose che non capisco e a cui nessuno dà la minima importanza, e quando faccio una domanda mi rispondono con frasi di circostanza", so che mi ha letto dentro, eccomi lì spiattellata su un foglio bianco, mi ha racchiuso dentro una semplice frase. Amo Caparezza perchè quando lo vedo sul palco, come ieri sera, mi si sprigiona in tutto il corpo una carica pazzesca e penso "per fortuna c'è lui". Amo Caparezza perchè sono paranoica ed ossessiva fino all'abiura di me, proprio come lui. Lo amo perchè per le canzoni sue che conosco ho visto l'evoluzione che ha avuto, e lo apprezzo ancora di più perchè non ha avuto paura di sperimentare sempre cose nuove, e dal parlare dei disagi adolescenziali (che, ammettiamolo, tutti noi abbiamo percepito e di cui ci siamo vergognati almeno una volta), è approdato con "Il sogno eretico" su tematiche di attualità, ha riportato di moda la storia, il cinema, la filosofia, senza pretese o pesantezza, ma anzi con la sua solita brillantezza geniale, con ironia pungente e con un modo di fare semplice, sfrontato, rifinito con la caratteristica che ormai gli appartiene (e solamente a lui in questa maniera) da sempre: un senso goliardico, leggero, ingenuo, ma che non risparmia niente e nessuno.
Che bello ritrovare Giovanna D'Arco, Giordano Bruno, Savonarola, Galileo, Danton (tutte cose fatte passivamente dietro un banco di scuola) nella musica, personaggi che appartengono al passato riformulati per descrivere quadri o sensazioni presenti. Ecco, cari professori miei, credo che possiate imparare anche voi qualcosa da questo strampalato casco di ricci scuri, esplosivo, irriverente e libero da qualsiasi etichetta.
Amo Caparezza, perchè lo vedo come una creatura meravigliosa, complessa: lo vedo fragile, lo vedo titubante, lo vedo pieno di incertezze e disagi; ma lo vedo anche come un gigante perchè è riuscito a scavalcare la sua indole timida e introversa e ha dato sfogo a tutto il suo potenziale, al suo infinito potenziale, a quella genialità da sempre rarissima da trovare in un solo individuo.
Lo amo, perchè lo vedo come un esempio da cui imparare tanto, lo amo perchè è fantastico, lo amo, perchè è giovane ma attento a ciò che succede nel mondo, pieno di interessi, ma anche piacevolmente infantile. Lo amo perchè è il mix di leggerezza infantile e la solida consapevolezza del mondo degli adulti. Lo amo perchè quando lo ascolto io mi emoziono. Per cosa dice e per come lo dice.

lunedì 2 aprile 2012

Frammenti di vite passate, I


venerdì 7 gennaio 2011:
E camminare leggeri come gatti, sulle punte per non fare rumore e impaurire nessuno, per adagiarsi tra qualche piccola gioia che ha gli occhi velati di lacrime, in mezzo a questa trincea quotidiana. Questo è l'unico modo per sopravvivere; rischiando ed amando.
lunedì 3 gennaio 2011 alle ore 21.21:
La prima sigaretta del 2011 mi ha raschiato un po' la gola. Era il tocco e tutti stavano urlando dentro la festa. Io sono sgusciata via e ho sbattuto la testa contro il cielo,ostinatamente silenzioso. Forse qualcuno in chissà quale parte di universo stava osservando la costellazione dell'Orsa Maggiore avanzare,proprio come me, con una sigaretta in mano e un vuoto incolmabile dentro. Sei arrivato alla fine, 2011. Dobbiamo conoscerci ancora, ma ho la strana sensazione che tu sia una fottuta copia del tuo vecchio,il 2010: ancora avaro di amore.
giovedì 30 dicembre 2010:
L'innocenza può rimanere immacolata fino a quando non la si riconosce,fin quando si manifesta con la forza dell'anonimato. Appena la facciamo esitere e cerchiamo di sfiorarla,essa cessa di respirare e muore in un urlo disperato di silenzio.
mercoledì 29 dicembre 2010 alle ore 11.48:
Mi guardo dietro alle spalle e vedo una bambina con un bellissimo vestitino rosso,in piedi, che mi guarda diffidente; tiene le spalle un po' ricurve e il suo sguardo non mi dà pace. L'ho delusa, non sono diventata ciò che lei sognava tanto. E adesso mi vede, che mi dimeno fra errori e incertezze, errare senza meta senza credo senza personalità. La sua bellissima e vasta fantasia non avrebbe mai potuto concepirlo. Ho rinunciato a sogni e desideri, non ho combattuto per vivere come volevo e lei mi guarda, con la delusione che si impadronisce dei suoi meravigliosi occhioni. Vorrei poterla abbracciare e implorarle perdono ma un muro invisibile ci separa. 
...Questo è l'errore più atroce, più ignobile: mi sono dimenticata di quella bambina dagli occhi color del mare, di quali fossero i suoi grandi progetti per il futuro, l'ho lasciata appassire dentro me. Mi ritrovo adesso a scongiurare imprecando di poter tornare indietro, quando ancora quella bambina correva per i prati e rideva di niente e il suo cuore era una gazzella impertinente. Ma non ottengo risposta; rimango qui, in un angolo buio di questa cantina ammuffita a uccidermi ancora un po'.

martedì 28 dicembre 2010 alle ore 19.57:
Dove sono tutti i tuoi insegnamenti, maestro, adesso che l'amore è quasi un'utopia;
dove li metti i tuoi dotti calcoli ed i tuoi stronzi metodi quando dentro ci si prosciuga per le troppe lacrime? Forse, hai troppo poco insistito sulla passione del presente e ti sei nascosto fra le appassite date di tempi che non torneranno più. Insegnami adesso a marcire nella mia incapacità di vivere, maestro, e affoga lentamente nei tuoi errori dai quali cerchi di scappare con vigliacca miopia.
Fa freddo. Nel cuore e nell'anima.
Chiedo un po' di pace, ma Dio, tutto è congelato. Spifferi crudeli e pungenti di ricordi mal celati mi invadono la cavità profonda della speranza facendola morire ancor prima che abbia potuto avere il tempo di sbocciare. C'è solo ghiaccio dentro di me. Freddo e sterile ghiaccio.