martedì 14 maggio 2013

Cenere

La regina ha scoperto le sue carte.
I castelli - menzogne, solo menzogne-
sono crollati alle sue spalle,
ai piedi di quel teatro 

che si era costruita con un sorriso 
reso freddo e brutto dalla falsità.
Non provo pena, non provo compassione,

perchè so che ci vuole una gran forza 
per portare avanti quotidianamente 
la finzione, 
che in realtà ti sta consumando dentro 
questo sporco lavoro. 
Ha i nervi ed i tendini tirati
si apre a me ma 
il tempo in cui la guardavo con indulgenza 
è tramontato da troppo tempo 
non riesco a recuperarlo.
Sarà la delusione che mi ha inflitto
Mi sono irrigidita come un vecchio ciliegio
ricurvo su una terra morta 
ed il vento che lo tormenta da sempre. 
Non ho più frutti da offrirti, 
anche volendo non posso più donarteli 
come una volta. 

sabato 4 maggio 2013

Un amore che cerca la sua giusta dimensione

Il sole è alto e illumina i pulviscoli bianchi nell'aria; io resto ancora un attimo seduta davanti alla finestra, a guardare il muro di pietra davanti, dove le ombre si nascondono nelle fessure dei sassi: un muro che sembrerebbe un colosso sicuro è invece sopraffatto dalle mille crepe del tempo.
Succede anche a noi una cosa del genere: apparentemente sembriamo intatte, il corpo è fluido nei movimenti ed anche i discorsi scivolano con facilità. Diversa è invece la situazione se si parla di pensieri e sentimenti; macerie che stanno marcendo nel cuore, i pensieri sono spaccati, divisi, logori. Difficile che ci sia un pensiero immacolato e chiaro, è più un tripudio di fulmini, impulsi nervosi che si confondono e si fondono assieme.
Così, davanti a questo muro e a questa finestra tento di creare una collana perfetta di pensieri fini e lucenti, uno accanto all'altro, senza che si disperdano. 

Cerco di schiarire le coltri di nuvole che ci riguardano.
Mesi che si susseguono e forse il sole sta per spuntare veramente. Forse (perchè ancora ho paura di sperare), io e te ci stiamo sintonizzando in un ordine di idee che nascono da un equilibrio tanto ricercato. I nostri ruggiti ci hanno spaventato troppo, abbiamo la coda fra le gambe, ma tanta, tanta voglia di viverci ancora. Non possiamo averne abbastanza, ti guardo e i tuoi occhi chiedono e danno, ad un ritmo che mi fa essere ansimante. I baci non bastano, le tue mani vogliono di più, ma neanche il sesso basta. Dovremmo trafiggerci e arrivare direttamente a quel cuore di carne e sangue, sentire che io sto accarezzando il tuo battito vitale e tu il mio. In quel momento forse smetteremmo di angosciarci, di ricercare con ferocia la pienezza, la felicità palpitante. Tu la mia, io la tua.
Cerchiamo di modularci, sussistere dentro l'altro con meno aggressività. Le paure sono tante e grandi, le gelosie infinite... Tutto questo esplode poi nella rabbia covata, i rinfacci sono schiaffi a cuore aperto.

Gli orgogli sono stati deposti, abbiamo capito quanto pericolosi possano essere, quali ferite aprano dentro l'anima: mi immagino di noi in questo momento come due sagome attorno ad un falò sulla spiaggia. Due guerrieri, che si sono accorti dell'inutilità del combattere e che adesso hanno solo voglia di amore e carezze. Mi sussurri parole sotto costellazioni che viaggiano nel cielo, incuranti dell'universo che abbiamo noi due dentro. Ti dico che ce la faremo. Che ti amo. Che ho voglia di te. Che riusciremo ad amarci senza ferirci troppo.

Ti dico che non vorrei nessun altro, ed è vero.