lunedì 26 gennaio 2015

Vaghezza e Relatività

Io vorrei chiudere in una teca il languore che mi porto stretto nel cuore. Avvinghiato fra le fibre di questo muscolo, fa più male per il fatto di non poterlo esprimere, di non poterlo sciogliere da me e guardarlo da un punto esterno, che per il suo essere in sè. E' inglobato in me e così c'è sempre una parte che mi sfugge. Invece sarebbe bello chiuderlo appunto in una teca, lasciarlo splendere lì dentro, farlo stare lì come prova, come conferma. Io provo questo, vedete?
Non vorrei sempre portarmelo appresso, a volte vorrei esserne libera: scorrazzare per piccoli sentieri da sola,senza la presenza di questo sentimento sempre avvinto a me. Mi piacerebbe assaporare molte cose senza la sua ombra. Ma nutro il sospetto che sia una parte di me inscindibile. Forse, senza di lui, non sarei io così.
Sarei altro,
Le mani un poco mi tremano.
Ho tanti pensieri in testa, Che si confondo e si fondono tra di loro, originando bizzarre chimere mai viste prime. Vorrei che in situazioni come queste ci fosse un'azione ben precisa che disinnescasse tutto questo lavorio di testa, Non so, per esempio chiudere gli occhi, fare due respiri e...ecco fatto, tutto si dissolve. La mente non deve più crogiolarsi in vicoli ciechi. Sarebbe bello, avere il controllo di sè, Potersi davvero fermare, chiudere la strada ai pensieri, disconnettersi da soli. Riavviarsi.
Mio Dio, sto davvero invidiando i computer?
Ma cosa posso fare...mi ritrovo su percorsi che ho già affrontato, sia mentalmente che realmente. Ma in realtà non c'è davvero un bel niente che è simile a qualcosa. Ogni esperienza diventa unica, sebbene coincida il suo destino con altre già passate. Ma sto cercando di stupirmi e mettermi a freno, cerco di fare uno sforzo. Vorrei poter di nuovo ripiombare in un un grembo pacato e stabile: mi accorgo che è una stupidaggine, non sarebbe per davvero così. Dovrei tapparmi gli occhi per vederlo e percepirlo in questa maniera. E che paradosso è vedere una cosa con gli occhi chiusi, sfrattati dal trono che gli spetta?
Mi bruciano gli occhi. mi bruciano le labbra. Non ho lasciato tregua nè agli uni nè alle altre.
Faccio un respiro profondo. A farmi compagnia solo la lancetta dei secondi, che inarrestabile schiocca perpetuamente, Mi fa quasi stare meglio, la sua continuità mi distende. Niente strappi, niente aspettative deluse: continua il suo inutile tragitto quella lancetta, che ha la grande responsabilità di scandire la mia vita e quella di chiunque ci entri in contatto. Ma lancetta non ha cervello e impulsi nervosi, non sente il peso di questa responsabilità. 
Forse è una di quelle cose che mi può vedere come un teca, dove resta avvinghiato un languore che splende.
Grazie, relatività: mi fai passare da invidiare un computer ad invidiare un'esile lancetta di un comunissimo orologio da muro.

mercoledì 7 gennaio 2015

E' a te che parlo

Davvero stavolta sarà la volta buona?
Davvero riuscirò a lasciarti scivolare via con dolcezza dalle mani senza ripensamenti? Come i piccoli granelli di sabbia di una spiaggia ormai esistente solo nella memoria?

Sarà difficile concludere con dignità dopo tutto quello che è stato, con libertà pacata.
Risulterà complicato non far vincere i piccoli capricci, fiori di dolci piante d'abitudine preziosa.
Quasi impossibile sarà resistere senza le consolazioni che ci donavamo, le pelli che si scambiavano.
Ridere per nulla, ridere nel cuore della notte per le frasi che non articolavo bene. E per le tue stupide battute.
Riusciremo veramente ad esserci comunque, l'uno per l'altro senza farci del male? 
Riusciremo a parlarci e a non vedere l'amore esplodere sotto le pupille? O meglio, riuscirà l'amore ad arginarsi e a non scoppiare nei nostri occhi?
Riusciremo mai ad essere amici, compagni fedeli di segreti, magari di segreti d'amore... Riusciremo a non desiderarci, a viverci sotto pelle diversa rispetto a quelle con cui abbiamo imparato a conoscerci fino nella più oscena ed estremamente dolce intimità?
Il nostro abbraccio sarà capace di mutar forma e adattarsi agli abiti più stretti di un'amicizia? 
Ho sempre detestato il fatto della regressione del rapporto, ogni volta che ci lasciamo con qualcuno a cui abbiamo voluto un forte bene: si riazzera tutto, ci hai parlato di cose che ti vergogni ad ammettere a te stessa, gli hai confidato brutte azioni, ci hai condiviso le più forti felicità, lo hai immerso nel tuo mondo e nei tuoi sogni e poi...puff, ci si lascia e resta solo lo spazio per un'ingombrante ed imbarazzante indifferenza. Sai come sono i suoi occhi al mattino, ancora stropicciati dai sogni, ma non ci parli più. I suoi ritmi quotidiani, hai imparato i suoi modi di dire ed i suoi toni: hai scoperto i suoi umori, come li manifesta e come li cela. Quella persona si è aperta in un universo davanti a te fino a pochi istanti fa, adesso è un muro ermetico su cui hai l'obbligo del veto dell'indifferenza. Devi astenerti.

Ma l'immaginazione non ha confini, e io voglio immaginare che io e te saremo la contraddizione, il paradosso di questa legge di natura dei rapporti umani; di noi spero si dirà che ci siamo tanto fatti bene, e poi tanto, tanto male, ma.... Ma ancora conserviamo gelosamente l'uno i tratti caratteristici dell'altro dentro la nostra profondità e che ancora ne parliamo, di questi abissi che ci portiamo dietro con fatica. Non sarà tabù ricordarmi e ricordarti con finissima malinconia i giorni passati l'uno a fianco dell'altro, non sarà tabù raccontarmi e raccontarti come sono i miei giorni ora che sono senza di te, che sapore ha questa vita senza di te. Di noi vorrei tanto che si dicesse "si sono fatti molto bene e poi molto male. Ma ancora si parlano come esseri umani che si son conosciuti da molto vicino". 
Ecco, questo mi renderebbe felice. Questa è la mia nuova utopia. 
Non sono sicura di riuscire a sostenerla io per prima, è difficile adattare la realtà ad un ideale senza distruggerla trasformandola in altro, 

ma vorrei tanto poter provare a tenere comunque a me vicino il tuo bel sorriso.