martedì 18 dicembre 2012

Per il bambino

Per quel bambino a cui mai ho detto di no
per quel bambino che mai mi ha detto di sì

Per lui queste brevi frasi, perchè le sue parole sono rimaste conficcate e sanguinano forte. Per lui che non è mai stato come gli altri e mi regalava emozioni d'inchiostro vere; non come quei virtuosismi che adesso mi tocca ascoltare per gentilezza da altri che vorrebbero essere come lui ma non lo sono (poveri idioti).
Per la poesia che mi ricamava addosso come un tatuaggio invisibile su tutta la pelle: partiva dalle meningi e piano, con aghi ben sterilizzati giungeva fino al cuore, con un solco che diventava voragine in cui era una gioia perdersi.

Per quel bambino e i suoi atteggiamenti adulti, per le sue parole azzardate, per la voglia che aveva di stupirmi e mettermi in imbarazzo. Per lui, che ha giocato con me fin quanto è stato possibile e aveva voglia di macchiarsi di fango con me. Per lui e per i suoi occhi che sentivo sempre incollati al mio viso. Come un bambino, sempre alla ricerca di qualcosa, sempre attento ad ogni più minimo dettaglio.
Scrivo per quel bambino che mi ha rapito e mi ha fatto inabissare in lui a tal punto... Da farmi vacillare nelle mie stoiche certezze.
Scrivo per la mia ossessionata ricerca della sua presenza negli angoli della mia esistenza. Ovunque andassi lo cercavo, tentavo di trovare il suo odore fra altri stupidi odori inutili. E capitava che proprio quando perdessi ogni speranza lui arrivasse, con la leggerezza dei suoi dolci anni e mi guardasse meravigliato, come se anche lui non ci credesse che mi trovassi proprio davanti ai suoi occhi. Un bambino il giorno di natale, ecco cos'era. Mi guardava d'una dolcezza così innocente che io ero persa completamente e sorridevo di rimando e tutti i pensieri prendevano forma davanti a me, tutte le volte che l'ho pensato, pregato, addomesticato, soddisfatto, cercato, picchiato, abbracciato, baciato, accarezzato dentro di me. Tutto questo delirare mi aveva portato a ritrovarmelo di fronte, casualmente. Che regalo squisitamente magnifico!
E tutte le cose che ho pensato di dirgli, gli ipotetici dialoghi che mi affollavano la mente, costruiti minuziosamente pezzo per pezzo, minuto dopo minuto. Quando lo vedevo non avevo desiderio d'altro: la sua presenza mi bastava, il suo sorriso mi faceva crogiolare nel piacere.
Per questo bambino, scrivo. Per come mi ha fatto sentire, per come mi abbia tenuto per mano, per come mi ha accarezzato la mente in questo arco di tempo che non so dire se lungo o corto.
Lo ringrazio, quel bambino con la faccia intrisa di bellezza e bontà. Perchè ciò che mi ha offerto è qualcosa di incredibile. Un viaggio non mi avrebbe appagato così tanto. Le sue parole erano le uniche strade che volevo seguire e mi hanno guidato fino alla sua impalcatura interna (sì, esatto, proprio all'anima).
Neppure mi ha sfiorato, eppure mi ha travolto, con un'intensità a dir poco allucinante. E si è ritirato non appena mi sono fatta intendere, si è ritirato senza dolore, proprio come era entrato in me. Proprio come un fiume dopo l'esondazione lascia di nuovo il campo. Così è stato lui. E posso ancora sentirlo, il suo scorrere, accanto al mio.

giovedì 13 dicembre 2012

In sospeso fra un sì e un no

Il vuoto mi rimane incollato addosso; cerco di scrollarlo via, con le mani impolverate di vecchi rimpianti e promesse che cerco ancora di mantenere. Ma la fatica mi soffoca e non riesco a buttarlo via, a scindermi da lui. Vivo in simbiosi con la disillusione, cerco di impormi un minimo di speranza ma il terreno su cui tento di tenere salde le radici si sfalda. E' tutto inutile mi ripeto, ma non riesco a smettere. I miei occhi ancora mirano ad un punto indefinito davanti a me, dove tutto finalmente ritroverà una sua dimensione e saremo di nuovo felici. Ma esisterà davvero questo punto verso cui corro con così tanta disperazione? Ci arriverò mai?
Sono ossessionata dal voler mettere a posto tutto, ma non ci riesco. E non riesco neanche a darmi per vinta. Le filigrane di questi giorni hanno tutte un colore sbiadito e la tua bocca sembra sempre meno dolce. Vorrei incunearmi nelle sue linee, vorrei non smettere mai di baciartela finchè non riuscissi a ritrovare quel gusto che aveva e che ci rendeva unici.
Ma voglio ricordare i nostri giorni migliori, quando mi guardavi con quella dolcezza che dovrebbero vietare sulla terra, perchè talmente era bella che faceva stare male. Voglio ricordarmi di quando le parole sgorgavano dalle labbra con facilità e allegria e tutto sembrava fatto apposta per noi.
Adesso ti guardo con timore, con la paura di non essere più abbastanza brillante o simpatica o adorabile. Adesso anche una carezza è un gesto che ho paura a compiere, ho paura della sua pesantezza. Ho paura di soffocarti troppo, di non lasciarti troppi spazi, di incrinare quello che ci resta (briciole, forse) con le mie mani tremanti.
E tu non mi guardi, non mi parli. Avrei bisogno di un tuo segnale fra le righe, ma forte e sicuro, a cui aggrapparmi e capire che stiamo facendo la cosa giusta. Mi basterebbe un sorriso o uno sguardo dove racchiudi finalmente tutto te stesso; ma io non ti capisco, il tuo silenzio è un quintale di piombo sulle mie spalle, non riesco a decifrarlo... E così ce ne restiamo intontiti nel glaciale silenzio di questa nostra prigione.
Provo a parlarti, a dire cazzate, a provocarti, a graffiarti con la mia voce rotta... Ma ancora non dici niente, nessuna risposta. Nè un no nè un sì. Biascichi un "hai ragione" o "non so" e la conversazione è già finita. L'hai nascosta con un telo grigio e spesso, ormai è inaccessibile.

E il sole è malato ma resiste, lo vedo tra le foglie ed il cemento, tenta di arrivare fino a me, di sciogliere il ghiaccio che segrega la mia genuinità. Ma anche lui è troppo debole. Resto ancora con questo vuoto addosso, all'ombra di quello che vorrei ma che non riesco ad ottenere.

mercoledì 28 novembre 2012

Come tutto ha avuto la sua fine

Vorrei poter misurare, appoggiare su un piatto la testa e sull'altro la catena dei sentimenti e tutto ciò che si porta dietro, utilizzando la bilancia come appoggio morale, come predicatrice di verità oggettiva e limitarmi ad agire di conseguenza.
Possibile che una cosa giusta faccia così male?
Possibile aver creduto così tanto in noi? Rimango a fissare fuori di finestra il nubifragio, ho appena riattaccato il telefono perchè no, tu non riuscivi a farlo. Siamo restati in silenzio, la nostra relazione si è addensata tutta in quei secondi silenziosi. Mi è sembrato di lasciar andare via un pezzo del mio stesso corpo. Non potevo sopportarlo, mi sarei ricreduta, ti avrei detto che no, non potrei stare senza te. Ho riattaccato, ho avuto la sensazione di avere la tua dolce testa vicina al mio orecchio e poi... Il niente. Finito tutto, un mondo senza suoni e senza senso. Ho congiunto le gambe al petto e me le sono abbracciate, nel tentativo di acquisire più fisicità, perchè sentivo di volare via anche io stessa.
Così termina questo capitolo, me ne esco dal gioco con aria assente. Qualcuno potrebbe anche pensare che ne esco vincitrice, ma mi sento qualsiasi cosa adesso, tranne che gloriosa. La pioggia batte forte sulla mia finestra e io mi sento sola. Queste parole che imprimo qui  lasciano un'eco amaro fra le casse di risonanza della mia anima. Piangi cielo, fallo anche per me adesso.
Non so dove diavolo sistemerò gli scatoloni dei ricordi, non riuscirò mai a sigillarli perfettamente.

Per quel giorno in cui mi hai pianto sulla maglietta, in cui i tuoi dolori hanno inumidito il mio petto, vorrei una scatola rossa, lucente, nuova. Voglio conservarla tra gli oggetti smarriti più preziosi, non te la renderò mai più.
E per i tuoi sorrisi, i tuoi abbracci che a volte credevo troppo poco forti per il mio malessere, le tue carezze e i tuoi occhi vorrei potermeli appendere al collo, come amuleti antisfortuna.
E che cosa dire di quelle risate che venivano dal fondo del cuore, che si concludevano sempre con un bacio-sorriso e un pensiero, sempre quello:"dio, quanto mi fa stare bene".
Comunque, dovrò darmi da fare per imballare tutto e stare attenta a non lasciare niente fuori nella vita comune. Perchè, ad esempio, se un tuo sorriso sbucasse fuori proprio mentre sono impegnata nella mia vita quotidiana, credo che succederebbe una piccola Guerra Mondiale e le arterie non reggerebbero il colpo. Sarebbe una disfatta, credimi.
Non avrò più l'opportunità di sentirti dormire, allungare il piede sotto la coperta per incontrare la tua pelle calda e candida. Mi mancheranno gli sbadigli, i colpi di tosse, le tue stupidissime battute, le mie ripicche, il tuo sguardo pieno di belle cose, i miei calzini che si perdono nella tua camera.

E dove la metti quell'infinita lista di film mai finiti di vedere? E quelli che abbiamo visto? e i cavalieri dello zodiaco?
Dove lo metti il tuo dannato difetto di urlarmi addosso e poi guardarmi con quell'aria spaesata e terrorizzata? Dove le metti le notti dell'Elba, così dense e vitali, dove la metti Parigi, ah! Parigi, la terra delle nostre speranze?

Mai più. Il bianco del tuo collo. La tua barba. I tuoi stramaledetti occhi con quelle stramaleddette ciglia che adoravo.

Dio, come si fa a distaccarsi? Perchè l'uomo è così alla cieca nel mondo e sbaglia e non se ne rende conto e paga ogni errore con un dolore così acuto? Perchè si capisce tutto troppo tardi?

...Perchè mi hai colpito e mi hai affondato, Ale?

Le schiacciate calde al forno alle tre di notte, il sesso, il mare, le pentole, la coperta, il tè,l'estathè, la colazione della domenica, i pranzi da mia nonna, il sugo di tua madre, le partite con la Juve e l'Inter, il mio pessimismo, la tua superficialità, la tua antropologia, la mia filosofia, gli alieni, i pipistrelli, 100, le mie amiche, erica e pietro, il pub e la vena, la stanza, i ristoranti, l'estate e l'autunno e l'inverno e la primavera, Caparezza, le mie parole scritte, il tuo labbro che trema, l'amore dei nostri corpi,  i dilatatori che ci saremmo comprati uguali, la tua idea di famiglia, la tua malinconia, la tua fragilità e il mio sguardo dolce che voleva abbracciare solo te, tuo papà ed il mio papà, mio fratello, i rasta, il mio rastino........ Oddio mio.....

giovedì 8 novembre 2012

Ho 19 anni e mi piace

E' bello avere 19 anni e tutta la vita deve arrivare, sta arrivando, sta facendo capolino. E' bello perchè mentre cammino le donne, ormai adulte, un po' sfiorite, nel loro sguardo hanno una punta di dispiacere e di invidia, perchè vedono me, giovane e sfacciata. E' bello perchè i loro occhi si abbassano per primi e si ricordano i loro 19 anni, passati... Volati.
E' bello avere 19 anni e abbracciarsi tra noi, tra corpi pulsanti, passarsi una sigaretta, un qualcosa di commestibile all'aperitivo. Insieme sembriamo un unico mosaico, le braccia bianche e forti ma delicate. Un'unica bestia ruggente.
E' bello avere 19 anni e sperimentare la convivenza, la timidezza di ritrovarsi in un'intimità mai provata, che è così spalancata che quasi intimorisce. Scoprire piccoli tratti quotidiani, certe piccole manie, certi difetti adorabili.
E' bello avere 19 anni e fare interminabili aperitivi e poi una pizza, così. E mandare affanculo tutto, perchè noi possiamo, possiamo per una sera bere ed ubriacarci. Ancora non abbiamo troppe responsabilità, ancora possiamo sputare in faccia al mondo.
E' bello avere 19 anni e vedere un bambino piccolo e sorridere e commuoversi, perchè talmente piccolo, talmente ingenuo. Si ha 19 anni, sì, ma quanto si può diventare malinconici guardandolo e facendosi travolgere dai ricordi dell'infazia e sì, rimpiangerli.
E' bello avere 19 anni e piangere come un marmocchio di 4, perchè in fondo, il segreto è che si invecchia solo quando non si riconoscono più i sapori della vita.
E' bello tutto questo, a tal punto dal farmi pensare a volte che quando sarò grande - ma veramente grande- il cuore mi si spezzerà per il fatto che ormai tutto ciò sarà solo un ricordo. Ben scolpito su tutto il mio corpo. Ma soltanto qualcosa che è stato e ha cessato di essere.
Dannato tempo, siamo già a novembre! E io ti giuro che a volte vorrei ucciderti perchè corri e io non sono ancora pronta e ho una paura tremenda che stia perdendo cose troppo importanti per strada: abbracci, sorrisi, scuole, ore di lezioni, professori, amici, amori, sconcerie, dolcezze, carezze, delusioni... Il tutto è dentro di me, denso e inscindibile e anche le cose più odiose adesso appaiono bellissime e luccicanti. Ne ho una gran nostalgia.

Alla ragazza che adoro, che mai dimenticherò e che vorrò per sempre con me, che mi ha detto "persino il tuo blog è vuoto".

domenica 21 ottobre 2012

"Chi getterà semi al vento farà fiorire il cielo."

Lo avrei voluto soltanto picchiare.
E volerlo volerlo volerlo. Dio, io lo voglio.
Lo voglio con ogni mezzo disponibile, con le unghie, con i denti, con i baci, con il cuscino umido di lacrime.
Se bolle il caffè, non lo tolgo dal fornello, perchè ho solo lui in testa, che mi ha catturato e mi fa avere i neuroni inabissati in lui.


Non posso pensare ad altro.
Solo a lui.
A quanto vorrei che mi volesse.
A quanto desidero trovarmelo a due centimetri dalla mia fronte e sbatterci contro con un bacio tanto atteso, tanto logorato dalla fantasia, per capire come potrebbe essere.
Quanta elettricità mi passerebbe, le menti si sincronizzerebbero nell'istante in cui le labbra si compenserebbero, scontrassero, per ostacolarsi,
per aiutarsi.


Mi innamoro di chi l'amore me lo fa odiare.




(Anno 2011, credo)

sabato 11 agosto 2012

Da tanto non scrivo. O forse è relativamente poco e io invece mi sento anni luce lontana da qualsiasi cosa. C'è che la voglia di piangere si insinua lentamente, si scioglie fra i miei pensieri piano piano, ed è una sensazione talmente leggera, talmente dolce che non riesco a resistere. Gli occhi mi si riempiono, diventano profondamente instabili ed è come se provassi sollievo. Ancora so piangere. Forse riesco a capire cosa devo cambiare per inibire il senso di malessere posato sul mio corpo. Forse ho creduto tante cose in passato ed adesso le sto mettendo in crisi nella mia testa. Cari pensieri, dove volete portarmi?

Non trovo più grazia in quello che mi dici, non sopporto come ti comporti e cosa fai, ti vedo soltanto nell'ottica perbenistica, le tue parole mi sanno di vuoto, i tuoi sorrisi non del tutto convinti. Non trovo bellezza nei tuoi baci, non credo più che sei come me. Non riesco più a capire ciò che provi a dirmi, non so se veramente vuoi dirmi qualcosa. Non so cosa sono i nostri corpi, insieme, sono soltanto istinti piegati al piacere? O quando si uniscono riescono finalmente a comunicare e ad amarsi, al contrario nostro? Cosa siamo? Persone che casualmente si sono scontrate in una giornata di vento nella fretta di tutti i giorni e sentendosi tanto soli si sono stretti di più? O forse veramente c'è un'alba dentro di noi? 

giovedì 12 luglio 2012

Mi piace


  • Mi piace ritornare a casa felice dopo un giorno di mare, proprio come adesso.
  • Mi piace che mi arrivi un messaggio inaspettato a notte fonda dove mi si dice di mettere un canale alla tele soltanto per farmi sapere che con quella canzone che stanno trasmettendo si pensa a me.
  • Mi piace l'abbraccio enorme di babbo, che mi sovrasta e mi ingloba interamente.
  • Mi piace la faccia che ha quando gli sussurro il suo nome.
  • Mi piace ripensare a quando mangiavamo qualcosa in su e poi passare il pomeriggio in parco a fumare Wiston Blue. Anzichè studiare.
  • Mi piace l'odore d'amore materno di mia nonna.
  • Mi piace quando quelle due piccole pesti mi corrono incontro e mi abbracciano.
  • Mi piace quando tace.
  • Mi piace l'odore della pioggia.
  • Mi piace il pomeriggio d'inverno in casa, con l'acqua per il thè che bolle.
  • Mi piace la dolcezza con cui mi disse "Sono un disastro. Ma ti voglio bene."
  • Mi piace la mia ex classe.
  • Mi piace il sapore dolce inaspettato di certi pomeriggi oziosi.
  • Mi piace il modo di fare di quel bambino, tanto dolce e autentico. E' irrazionalmente adorabile.
  • Mi piace mordere le pelli altrui.
  • Mi piace il percorso di vita che ho fatto fino ad ora. Con tutti gli alti e bassi che ci sono stati.
  • Mi piace quando sei talmente a terra che l'unica arma che ti è rimasta è quella di resistere e sopportare. Perchè nell'attimo successivo in cui toccherai il cielo con un dito, il gusto della felicità sarà ancora più intenso. E capirai che tutto sfugge tra le mani come granelli di sabbia.
  • Mi piace bere e ridere.
  • Mi piace mettermi a guardare il cielo senza un particolare motivo sensato.


Mi piace che ogni piccolo gesto che ho fatto, subito, ricordato.... In realtà non è mai volato via. Tutto mi ha scalfito il cuore. Ho mille colori dentro di me grazie alle mille sfaccettature di questi momenti.

venerdì 29 giugno 2012

la dolcezza della lama che affonda nella carne

Vi prego, qualcuno gli procuri il mio manuale di istruzione.
Qualcuno glielo porti, lo obblighi a leggerlo
così che mi possa maneggiare
con sapienza e delicatezza.

Diversi pulsanti
diverse parole
per non farmi crollare

per farmi sentire accollata
ai pensieri suoi.
Deve capire il mio labirinto

deve impormi baci umidi di lacrime,
assestarmi le ossa.
Scrivermi. Leggermi. Amarmi.
Ma farmi capire quell'amore che dice
di sentire dentro di sè.
Io voglio la visceralità  la disperazione la consumazione,
quelle emozioni opprimenti come roccia.
Ma intense. Totalizzanti.
Odio la tranquillità e lui ne è l'emblema.
Odio la politica del "laissez faire"
tanto tutto passerà, tutto tramonterà.

No.
Non posso vivere così.
Voglio al pesantezza io. Voglio che mi schiacci,
che mi faccia divincolare sotto di lui.
Voglio il suo fiato sul collo,
voglio l'audacità delle ore più buie e notturne

e sporcarmi con loro.
voglio morire perchè mi si è intasato il cuore
d'amore.




Voglio che mi ami. 

martedì 5 giugno 2012

Alla voglia di scrivere non si può mai sbattere la porta in faccia e urlargli "NO"


C'era un tipo che si chiamava Michele e doveva starsene lontano dalla sua piccola rosa, Michela. Michele stava lontano, doveva studiare fuori dalla città che aveva dato i natali sia a lui che a Michela.
Il problema era questo: Michela non si sa bene cosa elaborava nel suo cervello, ma questa distanza non riusciva a colmarla, si dimenava tra questi chilometri così distazianti, così freddi e imperscrutabili. Le sembrava di vivere appesa a fili che non gestiva lei. Questa distanza la influenzava troppo, non la faceva ragionare, non la faceva restare lucida.
Michele invece accettava questa separazione, si immaginava se stesso e Michela come gli argini di un fiume energico e capriccioso, che racchiudevano appunto la vita di questa vena del mondo. Erano sì costretti a stare lontani, ma custodivano dentro di loro l'amore, la bellezza, il motore vero delle loro esistenze. Per cui, per Michele, tutto questo era accettabile,sebbene soffrisse anche lui per la mancanza di calore di quel suo tenero fiorellino.
La sera Michela aveva una crollo emozionale, si riversava dentro di sè una frana emotiva. Chissà, forse pensava troppo e i pensieri le minavo le basi della mente. Sta di fatto che quella piccola e fragile creaturina, la sera si metteva a guardare fuori dalla finestra e il cielo le sembrava una minaccia, gli alberi le parevano mostri che volevano uccidere le sue ultime speranze. Rimaneva quindi dentro l'involucro dei vestiti soltanto un corpicino smunto, lei si sentiva venire via, lei non si sentiva più libera. Michele gli aveva donato un sentimento incredibile, ma nel frattempo (senza che lei se ne accorgesse) l'aveva anche incatenata a lui: si rendeva conto Michela, mentre stava seduta sul suo letto, la faccia rivolta verso la finestra, di essere dipendente da Michele. Che ogni battuta che sentiva fare, lei subito pensava a lui e si chiedeva"chissà se Michele l'avrebbe apprezzata". Si accorse che la gelosia le divorava la pancia e che le sue giornate senza lui erano più vuote.
Certe notti, trasportata da questi pensieri serali, Michela invece di dormire pensava che doveva riacquistare la sua libertà: l'orgoglio le premeva sulle costole, non poteva davvero permettersi di dipendere da qualcun'altro; tempo fa si era fatta una promessa, dopo un amore sbagliato, dopo una fiducia beffeggiata e schiaffeggiata..... "Mai più... Mai più...."
Ma si ritrovava al punto di partenza invece. E chiedeva a Dio aiuto, lo chiamava e gli chiedeva cosa fosse meglio, l'amore o la libertà. Stare male per qualcuno o soffrire per guadagnarsi la propria libertà.
Ancora se lo domanda. Mi guarda e mi formula la domanda con quegli occhi terribilmente limpidi che fanno trasparire tutta l'angoscia di quel dubbio atroce, che si vergogna a esprimere ad alta voce.
So che certe volte ha mandato messaggi puramente folli a Michele, chiedendogli di risparmiarla, di non chiedere più di lei, perchè lei non riusciva a sorreggere questa umiliazione. Il dolore forte e amaro che si prova per qualcun'altro. Non poteva sopportarlo, vedeva un dispendio di energia inutile e masochista.
Perchè lei è convinta profondamente che l'assenza non può essere placata. Che niente è destinato a durare per sempre.





...E come darle torto?

giovedì 31 maggio 2012

MONTAG E TUTTO L'UNIVERSO CHE CI STA DIETRO

La presentazione
la bellezza di nuovo incontrata
le mani di chi mi ha guidata 
e mi ha cresciuta
a suo modo
in un bellissimo modo.

Le parole
di nuovo
ancora
insaziabili
che facevano venir fame
d'amore 
di capienza
di dolcezza.

Giacomo mi dice
"sei stata la migliore"
Giacomo
mi abbraccia
Giacomo
con gli occhi
mi guarda
veramente
per la prima volta
dentro
e si siede 
per riscaldarsi 
davanti al mio
falò.

E lui
ancora una volta
mio
la sua voce
mi accarezza
i capelli
e le stelle
sono già
tra i miei capelli.
Mi ha abbracciato
prima che 
tutto iniziasse
mi ha sfiorato,
avrei voluto che mai finisse
quell'attimo
di pazzia.
Il tempo
doveva congelarsi
relegarmi a quel suo tocco
al suo profumo
per sempre.
Mi ha toccato
e le labbra si beavano
gioivano
si crogiolavano
nei suoi occhi.
Ah, i suoi occhi...

martedì 29 maggio 2012

maledizione, adoro le mele marce.


Adesso, in questo momento, ho deciso di farmi del male. Sporca e stupida masochista. 
Ho anche appena finito di leggere "Gang Bang", e ho trovato tale frase: non lo sai? Chi è danneggiato ama chi è danneggiato come lui.
Ma la ribalto adesso questa cazzata di frase; la ribalto e dico che adesso IO voglio danneggiare. In realtà si ama chi ci danneggia, non chi è danneggiato come noi. In realtà si ha bisogno di qualcuno che ci maltratti. 

E' la verità.

Il sentimento si contamina di dipendenza, ferisci, colpisci alle spalle chi ti è accanto... Mostrati tirannica e titanica, mostra la rabbia indomabile che hai dentro, Poco importa quanto irrazionale sia, poco importa se capisci un poco che in realtà non è giusto. Il dolore lega inesorabilmente. Il boia e il condannato. La tortura se prolungata, se alternata qualche volta a parole dolci di richiesta di perdono diventa agli occhi del povero Cristo martoriato un gesto d'amore del boia. Lo ricercherà. E' la verità.
Ho visto. Ho osservato. Da masochista a sadica. Il confine quasi non esiste. Le persone che ci abbandonano, che ci umiliano, sono quelle che ci restano addosso; i momenti invece di vera felicità ci sembrano cose normali, ed il meccanismo del ricordo le leviga e le piega alla logica della quotidianità. Non ti rimangono impressi i sorrisi. Ricordi il momento in cui ti ha detto "amo un'altra", "non mi sento preso come credevo di essere". Ti ricordi esattamente la sensazione che hai provato, la senti amplificata e il sangue ti ribolle nelle vene. Ricordi perfettamente, hai sentito che la schiena ti si è spezzata, gli occhi si sono dilatati, increduli, le spalle hanno perso tono. Non riesci che a guardarti i piedi e a sprofondare sempre di più in quel mare di delusione e umiliazione. Non ti sei sentita compresa. Accettata. Uno schiaffo in pieno viso. Non ti sei sentita abbastanza. Inutile. Usata e poi gettata via. Gli occhi fissi su quelle maledette scarpe sporche di ricordi.
E' la verità.
Ho visto con questi occhi tutto ciò. Davvero, io credo che ho talmente paura, sono talmente angosciata dalla sua assenza, dall'astinenza che mi provoca la sua lontananza che potrei veramente fare una cazzata, adesso. Uccidere quanto di più puro c'è fra me e lui e legarlo a me come una malattia. Come un livido, una tumescenza, aggrappati alla pelle bianca e casta. Strangolare il mio - il suo- amore per egoismo. Perché deve capire che posso esserci solo io adesso, per lui. 
Dio, che paura che mi faccio. Giuro, mi sto terrorizzando con la mia stessa anima.

domenica 6 maggio 2012

L'inizio della fine.

E' tutto concentrato
il silenzio oltre a me
quelle lacrime della donna di roccia
quella barba che mi sorride
che mi attrae
che mi fa sorridere.

Ho voglia di piangere e ho voglia di questo male tanto dolce, tanto acuto. Lascio che il sipario cali sulla scenografia di questa vita così bella, confusionaria, che mi sta sfuggendo come una giovane gazzella, a balzi leggiadri e bellissimi. Signori, la pièce sta giungendo alla sua fine, credo che tutto si concluderà con una tragedia intelligente: avrà il sipario, che sta calando su di me come una ghigliottina, tra le sue pieghe vellutate una morale che colerà su tutti noi e non ci lascerà mai soli. Scalderà il ventre freddo e sterile del futuro. Lo rianimerà, vedrete.

Signori, ho voglia di piangere. Signori, tutto morirà, capite?

Era la dolcezza degli sguardi, 
l'arrivare la mattina presto, ancora tiepidi di sonno e trovare lì pronto un fiore-sorriso da cogliere.
Era la conquista della fiducia, era l'equilibrio che ci siamo a turno donati.

Tutto muore, abbiamo raggiunto una vetta la cui visione potrebbe sembrare soltanto un sogno, con le morbide sfumature dei pastelli, ghirlande di fiori e odori da far perdere la testa. Adesso la vetta inizia a perdere la consistenza, noi ci stiamo diramando e disperdendo. Eravamo uno. Tanti che si erano ritrovati in Uno. Cielo mio, ascolta queste mie parole, esse mi sembrano banali e patetiche, il mio sentimento è troppo denso, troppo spumoso e libero per racchiuderlo in loro
.
E' dura accettare la fine. Cresceremo, vivremo le nostre vite. Continuate a ripetermi che è giusto così, ognuno dovrà diventare qualcuno e maturare. Ma che lacerazione sento dentro questo piccolo petto! E' una violenza che si consuma piano piano, ma che mi penetra e mi annienta. Il mio malessere è concreto quanto è concreto il distacco. Mi state portando via la pelle, gli occhi ed i polmoni: quella è diventata casa mia, con tutti loro, con il loro amore, con i loro grossi, troppo grossi difetti. La convivenza da forzata è diventata necessaria, per urgenza individuale. Quando non siamo insieme ci cerchiamo e quando ci troviamo il cuore sospira, si accascia alla gabbia toracica e si sente nuovamente felice: tutto a posto, falso allarme.
Con che coraggio mi chiedete di dirgli che presto, molto presto dovrà abituarsi all'assenza di tutti loro? Il suo mondo diventerà un mondo senza gravità, senza leggi fisiche a governarlo. Sarà nel più completo caos. Dovrà nuovamente trovare un equilibrio, un'altra cosa a cui aggrapparsi. Ma senza loro, senza quelle mattinate lunghe chilometri, che non finivano mai con astronomia e qualche sigaretta, tra Pasolini ed un caffè macchiato e la maglietta macchiata da portare fino al tocco. No, non ci saranno ore buco, niente più partite clandestine a pallavolo in classe, niente più cazzate. Signori, non avremo più la necessità di fare le buzzate, di entrare un'ora più tardi, di prendere 5 all'interrogazione che sapevi ti sarebbe toccata, te lo sentivi; e ovviamente non eri preparato. La corsa deve finire qui, accanto ad un foglio bianco che stupreranno scrivendoci sopra una cifra che ha la presunzione di giudicarti per tutti questi cinque anni. Non potranno mai farlo in realtà, lasciamoli sonnecchiare dentro a questa illusione, ma no, mai potranno giudicare cosa ci è successo in 5 anni. Non potranno mai indovinare che cosa ci siamo passati a vicenda, quale nettare abbiamo condiviso.

Mi mancherà tutto, dalla parete bianca sulla quale è appesa la lavagna in classe nostra al vero bene che ci siamo voluti. 


Il distacco inizia
quelle lacrime
quella barba
gli zaini e gli amori
l'eco della risata in corridoio
la dolcezza di certe spiegazioni
l'amaro di qualche delusione.


Le foglie del presente
di un albero lontano
che chiama, 
ma affonda 
le radici
nel passato.

sabato 14 aprile 2012

Contatto.

Voglio essere qualcun altro.
Magari Ale, perchè voglio sentire cosa si prova con un altro corpo a percepire una pelle estranea.
 Ma tutti i corpi hanno la stessa reazione?
Io quando sento la pelle di un'altra persona - può essere Ale, può essere un qualsiasi altro individuo - ho delle strane sensazione; occorre adesso fare delle precisazioni:

- quella di Ale è particolare, la sua pelle è una coperta che mi avvolge e mi riscalda, mi provoca brividi allo stomaco e un fuoco che si appicca a ogni parte del corpo, alle ossa, al sangue, ai capelli. E' tanto strano, a volte mi sembra di essere un'equilibrista maldestra, e di dipendere soltanto dalle vibrazioni del filo sul quale a stento mi tengo in equilibrio: quel filo è Ale. 
- La pelle di Denise: è dolce e amichevole. Sento che potrei mettermi accovacciata in quelle piccole mani e trovare un porto sicuro per il resto della vita. La sua pelle è sorridente come lei, genuina, buona.

Ma voglio parlare di pelle in generale, di persone generiche; faccio attenzione anche quando la gamba di uno sconosciuto - casualmente - sfiora la mia quando sono seduta sul pullman.
E' bello quel mettere in comune una parte di sè.
Per questo non mi piacciono le persone che subito e di scatto spezzano questo infinitesimo contatto.
Dio, siamo della stessa razza.
Il tuo corpo è come il mio.

In quel momento un frammento di storia estranea si adagia e comunica con la mia... Non è una cosa tanto tanto bella?

In fondo la serenità e il compimento della curiosità (in generale) che ci trasciniamo dietro sempre, vengono placate, soddisfatte. Basta una piccolissima scintilla di calore umano per smettere di tremare e non sentirsi più soli.


giovedì 12 aprile 2012

- Lascerei la musica, ma 'sta stronza mi fa le avances e non resisto.

Amo Caparezza.
Lo amo perchè nelle sue canzoni ci trovo sempre qualcosa di me, quello che racconta, quello che sputa in faccia al mondo è sempre qualcosa che io da sempre sentivo dentro ma che ho sempre avuto paura di dire ad alta voce: quando sento "ci sono cose che non capisco e a cui nessuno dà la minima importanza, e quando faccio una domanda mi rispondono con frasi di circostanza", so che mi ha letto dentro, eccomi lì spiattellata su un foglio bianco, mi ha racchiuso dentro una semplice frase. Amo Caparezza perchè quando lo vedo sul palco, come ieri sera, mi si sprigiona in tutto il corpo una carica pazzesca e penso "per fortuna c'è lui". Amo Caparezza perchè sono paranoica ed ossessiva fino all'abiura di me, proprio come lui. Lo amo perchè per le canzoni sue che conosco ho visto l'evoluzione che ha avuto, e lo apprezzo ancora di più perchè non ha avuto paura di sperimentare sempre cose nuove, e dal parlare dei disagi adolescenziali (che, ammettiamolo, tutti noi abbiamo percepito e di cui ci siamo vergognati almeno una volta), è approdato con "Il sogno eretico" su tematiche di attualità, ha riportato di moda la storia, il cinema, la filosofia, senza pretese o pesantezza, ma anzi con la sua solita brillantezza geniale, con ironia pungente e con un modo di fare semplice, sfrontato, rifinito con la caratteristica che ormai gli appartiene (e solamente a lui in questa maniera) da sempre: un senso goliardico, leggero, ingenuo, ma che non risparmia niente e nessuno.
Che bello ritrovare Giovanna D'Arco, Giordano Bruno, Savonarola, Galileo, Danton (tutte cose fatte passivamente dietro un banco di scuola) nella musica, personaggi che appartengono al passato riformulati per descrivere quadri o sensazioni presenti. Ecco, cari professori miei, credo che possiate imparare anche voi qualcosa da questo strampalato casco di ricci scuri, esplosivo, irriverente e libero da qualsiasi etichetta.
Amo Caparezza, perchè lo vedo come una creatura meravigliosa, complessa: lo vedo fragile, lo vedo titubante, lo vedo pieno di incertezze e disagi; ma lo vedo anche come un gigante perchè è riuscito a scavalcare la sua indole timida e introversa e ha dato sfogo a tutto il suo potenziale, al suo infinito potenziale, a quella genialità da sempre rarissima da trovare in un solo individuo.
Lo amo, perchè lo vedo come un esempio da cui imparare tanto, lo amo perchè è fantastico, lo amo, perchè è giovane ma attento a ciò che succede nel mondo, pieno di interessi, ma anche piacevolmente infantile. Lo amo perchè è il mix di leggerezza infantile e la solida consapevolezza del mondo degli adulti. Lo amo perchè quando lo ascolto io mi emoziono. Per cosa dice e per come lo dice.

lunedì 2 aprile 2012

Frammenti di vite passate, I


venerdì 7 gennaio 2011:
E camminare leggeri come gatti, sulle punte per non fare rumore e impaurire nessuno, per adagiarsi tra qualche piccola gioia che ha gli occhi velati di lacrime, in mezzo a questa trincea quotidiana. Questo è l'unico modo per sopravvivere; rischiando ed amando.
lunedì 3 gennaio 2011 alle ore 21.21:
La prima sigaretta del 2011 mi ha raschiato un po' la gola. Era il tocco e tutti stavano urlando dentro la festa. Io sono sgusciata via e ho sbattuto la testa contro il cielo,ostinatamente silenzioso. Forse qualcuno in chissà quale parte di universo stava osservando la costellazione dell'Orsa Maggiore avanzare,proprio come me, con una sigaretta in mano e un vuoto incolmabile dentro. Sei arrivato alla fine, 2011. Dobbiamo conoscerci ancora, ma ho la strana sensazione che tu sia una fottuta copia del tuo vecchio,il 2010: ancora avaro di amore.
giovedì 30 dicembre 2010:
L'innocenza può rimanere immacolata fino a quando non la si riconosce,fin quando si manifesta con la forza dell'anonimato. Appena la facciamo esitere e cerchiamo di sfiorarla,essa cessa di respirare e muore in un urlo disperato di silenzio.
mercoledì 29 dicembre 2010 alle ore 11.48:
Mi guardo dietro alle spalle e vedo una bambina con un bellissimo vestitino rosso,in piedi, che mi guarda diffidente; tiene le spalle un po' ricurve e il suo sguardo non mi dà pace. L'ho delusa, non sono diventata ciò che lei sognava tanto. E adesso mi vede, che mi dimeno fra errori e incertezze, errare senza meta senza credo senza personalità. La sua bellissima e vasta fantasia non avrebbe mai potuto concepirlo. Ho rinunciato a sogni e desideri, non ho combattuto per vivere come volevo e lei mi guarda, con la delusione che si impadronisce dei suoi meravigliosi occhioni. Vorrei poterla abbracciare e implorarle perdono ma un muro invisibile ci separa. 
...Questo è l'errore più atroce, più ignobile: mi sono dimenticata di quella bambina dagli occhi color del mare, di quali fossero i suoi grandi progetti per il futuro, l'ho lasciata appassire dentro me. Mi ritrovo adesso a scongiurare imprecando di poter tornare indietro, quando ancora quella bambina correva per i prati e rideva di niente e il suo cuore era una gazzella impertinente. Ma non ottengo risposta; rimango qui, in un angolo buio di questa cantina ammuffita a uccidermi ancora un po'.

martedì 28 dicembre 2010 alle ore 19.57:
Dove sono tutti i tuoi insegnamenti, maestro, adesso che l'amore è quasi un'utopia;
dove li metti i tuoi dotti calcoli ed i tuoi stronzi metodi quando dentro ci si prosciuga per le troppe lacrime? Forse, hai troppo poco insistito sulla passione del presente e ti sei nascosto fra le appassite date di tempi che non torneranno più. Insegnami adesso a marcire nella mia incapacità di vivere, maestro, e affoga lentamente nei tuoi errori dai quali cerchi di scappare con vigliacca miopia.
Fa freddo. Nel cuore e nell'anima.
Chiedo un po' di pace, ma Dio, tutto è congelato. Spifferi crudeli e pungenti di ricordi mal celati mi invadono la cavità profonda della speranza facendola morire ancor prima che abbia potuto avere il tempo di sbocciare. C'è solo ghiaccio dentro di me. Freddo e sterile ghiaccio.








mercoledì 28 marzo 2012

E' una giornata rara, fresca di primavera. Il sole invita a sdraiarsi sotto di sè, sopra un prato e lasciar fluire il tranquillo fiume dei pensieri.
Ripenso a Lisbona, che bella. Mi trovo in difficoltà quando mi chiedono di raccontare qualcosa di questo viaggio, è difficile fare una sintesi delle sensazioni. Posso dire che mi ha colpito al cuore e che vorrei scapparci subito di nuovo. Posso dire che cosa abbiamo visto,
del pomeriggio sull'oceano. Ma come faccio a spiegare che cosa si prova mentre si cammina per quelle piccole viuzze, con l'orecchio teso mentre un altro mondo, diverso da quello in cui sei abituato a sprofondare quotidianamente, ti si spalanca davanti? Ah, non credo sia possibile. E' questione di tonalità, non si riesce a rendere l'idea di una determinata sfumatura di colore a parole, anche utilizzandone un quintale. E' impossibile, e in più non si fa altro che appesantire il tutto.  E' stato magnifico, ma solo io posso capirlo. Già con il meccanismo del pensiero le cose vengono inquinate e distorte, figuriamoci col tentativo di astrarle e di incastrarle in qualche forma rigidamente forzata.
Mi verrebbe da uscire fuori, portarmi sottobraccio Pasolini e trascorrere una bella giornata, facendo due chiacchiere insieme. Ma insomma, forse lo abbandonerei al mio fianco e schiaccerei una bella dormitina.
Che dire? Il sole è come se mi stesse chiamando. Qui tutto chiama, ci sono inviti e opportunità ovunque. ma alla fine, come sempre, non li raccolgo. Chissà, è paura, è pigrizia. Ma il sedere molto probabilmente resterà attaccato al divano e la giornata passerà senza che niente avvenga, con un sapore polveroso di monotonia che la sera sarà dura mandare giù. E allora partirò coi soliti discorsi, tipo "domani sarà diverso, domani farò qualcosa", oppure "la devo smettere con tutti questi pensieri e agire di più". Sì. Bona Ugo. Tanti bei propositi, tanti bei discorsi, ma muoiono nel momento stesso in cui li concepisco.
E resta quella patina, quel calcare attorno alle meningi che si spingono nel passato, a provare a rivivere (non riuscendoci) quelle ore che già si allontanano, trasportate dalla corrente del tempo, di quel viaggio,
di quel sentiero selvaggio, piene di ombre e luce e contrasti. Di pulsazioni e vita, di elettricità che invade tutto il guscio del corpo. Lisbona... Lisbona mia......

mercoledì 7 marzo 2012

Giusto per trascrivere questa piccola e meravigliosa cosa:

Un po' di tempo fa, quando tornò qua, quando tornò finalmente da me, eravamo sopra ad un materasso, sdraiati e abbracciati. Pelle contro pelle. Non c'era spazio per niente, la stanza traboccava di un'infinita dolcezza. Dopo aver fatto l'amore eravamo rinati assieme. Mi strinse più forte, la mia fronte accarezzava il suo petto. Mi spostai di pochi centimetri, perchè volevo guardarlo negli occhi, non potevo resistere. Li trovai lucidi, luminosi.
Mi disse:"Con te sono felice, e ciò non mi capita spesso. Con te sono felice... E oltre a dirti questo non posso che mettermi a piangere, perchè sono felice."
Non mi ero mai sentita così in sintonia con un altro essere umano. Non mi ero mai sentita legata in maniera così totale a qualcun altro.
E' stato uno dei momenti più densi e belli della mia vita.

domenica 26 febbraio 2012

Ritorno a parlare di te. Tu, che ieri mi hai incrociato per ben due volte davanti alla tua strada e hai distolto lo sguardo senza salutarmi. Tu, la mia costante cicatrice. Bruci. Non ti stacchi. Mi aggredisci nei momenti più inaspettati. 
Io mi domando che cosa ci sia rimasto, che cosa tu mi abbia lasciato. Perchè ancora parlo di te? Non mi hai lasciato niente, caro, se non un pugno di illusioni. Forse è per questo che ricorri spesso nei miei pensieri: ti avrei dato tutto. Ogni cosa di me. Mi sarei concessa, senza se e senza ma. Ti ho concesso momenti di cui adesso mi vergogno soltanto a ripensarci, ti ho concesso troppo spazio dentro di me. E tu lo hai respinto, non lo hai voluto. Quanta ingenuità. Ma dove ho sbagliato, perchè mi sono fidata subito di te? Giuro, la mia routine con gli altri è di non fidarmi, di guardare con ironia promesse dette nei momenti passionali di casuali amanti. Mi concedo, sì, ma il giorno dopo scappo, non rispondo messaggi, mi proclamo dispersa. Con te è stato diverso, ad intrappolarmi sei stato tu. E mi sono abbagliata con una luce fasulla, che non ti apparteneva neanche un po'. Ti ho aspettato, ho tradito per te qualunque cosa si potesse tradire: esseri umani, l'amor proprio, la ragion pura.
E le parole che ti ho sussurrato, quelle che ti ho scritto... Quelle dove avevo depositato le speranze e... e un amore potenziale... Le hai strappate, le hai lette la sera e la mattina seguente dimenticate, disperse...
Ah, quanta dolcezza in questa mia tragedia shakespeariana. Come la custodisco con calore! 

Ma lo faccio soltanto per me, per cercare di riacquistare un po' di orgoglio. Perchè per te ormai non faccio più niente. Non si può fare più niente per uno che non ha avuto il coraggio di dire "finisce perchè in realtà amo un'altra", perchè nonostante questo hai fatto buon viso e cattivo gioco con me e ti sei gongolato nel calore della carnalità; perchè sei talmente insicuro di te che per non guardarti dentro ti attacchi alle cose più viscide e banali; perchè codardo sei stato quando non mi hai detto la verità per mesi e codardo rimani adesso che se mi trovi a giro neanche hai il coraggio di incrociare gli sguardi, anche se per messaggio, ben lontano da quella realtà che invece ti fa tanto paura, sei spavaldo e terribilmente volgare.

mercoledì 15 febbraio 2012

Mattina

Ma insomma, passeggio per la via nel freddo che mi crocifigge ogni centimetro di pelle, tra la farinosa neve sporca che mi si attacca alle scarpe e ai pensieri. I pensieri non sono lineari, sono tigri che si sbranano nell'argentea luce mattutina; non restano che confuse macchie. La dolcezza mi è rimasta di traverso. La cattiveria ce l'ho sparsa su tutti i polpastrelli. E il vuoto che ho dentro non si ferma, è un motore che digerisce e brucia ogni cosa. Silenzio. Sono sola per la via, ci passo apposta: non devo confrontarmi con sguardi mattutini ancora acerbi e annebbiati.
Accendo una sigaretta. Fa male, lo so. Ma anche solo il gesto di accenderla, il primo tiro, il fumo caldo in bocca, mi danno un senso di sollievo. Come se per un piccolo momento l'alveare nel cranio si fermasse, cessasse di rumoreggiare in maniera frenetica e mi concedesse un soffio di neve fresca e pulita sulle guance. Ma un pensiero ha messo le radici ben in profondità e tira mattoni sui fili di seta dell'anima:
'Ah, dunque, che senso ha starsene assopiti in un angolo mentre tutto scorre? Greta, quando mai deciderai di essere abbastanza forte e ricomincerai a credere davvero in quello che fai?'

Greta, quando pensi di darmi delle risposte?

Sssssh... Fammi finire la sigaretta, adoro mescolarmi con la neve sporca.

domenica 12 febbraio 2012

THIS IS THE TRIP


Alla mia amica F. adesso direi:"prendi uno zaino, mettici dentro sei o sette libri, la voglia di vivere e partiamo".
Camminerei sulle più sconosciute vie di tutto il mondo con lei, ci fermeremmo in qualche bar carino a mangiare e bere qualcosa, e poi via di nuovo a tuffarci nel nostro viaggio. A ridere, a conoscere posti nuovi, a fotografarci sotto qualche famoso monumento. A vivere. Ad assaporare questa vita. Vorrei prendere un treno con F. e correre sui binari , osservare le forme astratte dei corpi che ci lasciamo alle spalle. Cara F., vorrei la leggerezza, i tuoi brutti discorsi e anche quelli belli da morire, sui tuoi libri e sulle tue passioni. Vorrei anche che tu mi leggessi alcuni passi dei tuoi libri durante il tragitto per arrivare sul mare. Io con te farei lo stesso.
E vedere la Spagna, oppure la fantastica Irlanda per cercare di trovare un senso alle nostre piccolissime e caotiche esistenze. 

Se dovessi fare una foto adesso, io la vorrei fare a quel tuo sorriso aperto, trasudante di vita e bellezza, fresco e leggero, accompagnato dall'energia dei tuoi occhi, piegati anch'essi al sorriso. 
 

mercoledì 8 febbraio 2012

Indigestione --> Rigurgiti

No  ho intenzione di scusarmi, di dire cazzate che non penso, di coprirmi il culo.


Ti odio se fai il cazzo che ti pare, te ne infischi e quando hai proprio finito qualsiasi altra occupazione allora chiami, tranquillamente. Odio che se non rispondo ti senti giustificato a prendertela.


Odio te che ti credi chissà chi e sputi sentenze. Fare gli alternativi è una cosa di cui gasassi tanto?

Odio sto cazzo di freddo sto cazzo di silenzio in casa, è ciò che resta di una lite per una cazzata. Troppo orgoglio sparpagliato dappertutto.

Odio che tu non capisca quello che io amo, odio non potermi esprimere quanto cazzo voglio, odio non sentirmi compresa neanche un po'. Odio chi getta merda sulle cose che amo, soprattutto se lo fa con la superficialità di sto cazzo.

Odio avere torto, odio però anche affermare di avere ragione quando ho ragione perchè temo di sembrare sfacciata.

Credo che in questo momento io stia odiando il 100% della popolazione mondiale e odio anche sto cazzo di atteggiamento di merda che mi fa scrivere qui ma che non mi fa riuscire a urlare tutto sto cazzo di odio davanti al muso di tutti.

..ODIO!!

domenica 5 febbraio 2012

Amico fragile


Ho un amico fragile vicino a me che fa a botte col mondo perché lui crede in tante cose.
Ho un amico fragile, e fragile è il suo sguardo, anche se con cura lo incarta e lo nasconde sotto un atteggiamento sfacciato e sicuro.

Si aggrappa a eroi fantocci, piccole sagome di uomini rinchiusi nel passato, e sono coloro che lo conoscono di più, a cui la notte svela tutte le sue debolezze. E’ cresciuto leggendo Baudelaire, cercando insieme a lui di svelare les corrispondences nella natura, mangiandosi letteralmente con gli occhi i film di Kubrick, i quali lo facevano sentire tanto meno solo. 
Mi ricorda Don Chisciotte e la sua battaglia coi mulini a vento. Un’anima alimentata da libri, romanzi e sentimenti puri e antichi, che non riesce a trovare un posto in questo povero mondo per potersi dilatare, per potersi manifestare. E’ sempre alla ricerca, lo guardi e vedi che mentre ti parla ricerca i tuoi occhi, con le parole i tuoi orecchi, non ammette di essere ignorato; perché quello che ha da dire è troppo importante, cerca di urlare all’ universo che lui ha capito, che c’è qualcosa che non va in questa “società di merda”, come dice lui, che ”ti inculca quello che vuole, non la verità”. E’ un disperato, uno che si sfama di begli ideali, che in troppi reputano troppo astratti e utopistici.
Ieri mi ha detto che ha rischiato un viaggio di non ritorno, perché ha deciso di annientare tutto – dico tutto, ogni cosa che fino ad ora noi consideriamo una certezza assoluta-, ha fatto la sua piccola rivoluzione interna, ha sradicato qualsiasi cosa nella sua coscienza – il bene, il male, tutto – e si è raschiato a fondo, analizzando ogni cosa. 
Ha un’anima disarmante, pura. Lui crede, lui vuole cambiare le cose. E tutto questo lo distrugge perché di puro qua fuori non c’è proprio rimasto più niente, deve resistere ad una contaminazione giornaliera. 

Ho un amico fragile. E’ un bovarista. E’ un illuso. E’ un senza patria, per sua scelta, e non intende sottostare alle catene sociali, ai dogmi. Ripudia ogni certezza smerciata come mangime per galline. Ripudia la struttura del mondo. E’ libero. Ma paga a caro prezzo questa instabilità, questo suo vivere privo di qualsiasi appiglio.

 Accetta l’angoscia  e l’incomprensione per un po’ di libertà, di vera libertà.

mercoledì 25 gennaio 2012

IT’S A FREE WORLD, ALL YOU HAVE TO DO IS FALL IN LOVE


Io voglio innamorarmi, magari di te. Ma dimmi, che futuro abbiamo? E’ un mondo libero, sì, ma tra me e te ci sono chilometri e io ho bisogno di un’altra pelle a cui aggrapparmi, capisci? E tu fisicamente non ci sei, non puoi esserci. Non te ne faccio una colpa, sento solo che è un impedimento, che mi verrebbe a costare molto. Vorrei, vorrei tanto. Perché vedo che vuoi cogliere quei miei sorrisi luminosi, vedo che lo fai per me, non per te stesso. So che vuoi ch’io sia felice e mi allacci le tue braccia sulla schiena, mi osservi, con calma e dolcezza. Che ti posso dire, io? Sono troppo debole, mi reggo a stento sulle gambe. Ho bisogno di un’altra presenza al mio fianco, intendo proprio fisicamente, vicina e definita, così che se sposto leggermente la mano riesca a sfiorare il tessuto della sua maglietta e dirmi dentro, dopo un attimo interminabile di panico “sì, è qui, c’è sempre”.
E se ti vedo, sento ribollire le pareti del cuore e scende in profondità un liquido squisito di emozione. E ti sorrido e tu mi sorridi, con la tua solita tranquillità, mentre io invece mi divincolo, cerco di sfuggire al mio stesso guinzaglio. Ma cosa pensi di me? Che ne dici di accogliermi nel tuo stomaco, e addomesticarmi lì dentro di te? Scioglimi questi miei nodi,  io sento che tu puoi farlo. Puoi fare di tutto tu. Mi sai di uno di quegli unguenti che placano il bruciore della ferita fresca. Spalmati interamente su di me, assopisci questi nervi contratti, rabbiosi. Insegnami come cazzo si fa a essere tranquilli così, a vivere così, come fai tu. A ridere e volermi bene come fai, nonostante tu sappia che cos’altro stia facendo. Spiegami quel tuo tono profondo, pacato che però pulsa di emozione. Sei un dolce meditatore che ha assorbito la calma dell’universo, che mi sorride mentre è all’interno di un luogo che sta rovinando tutto intorno a lui. E mi inviti a stare lì con te, con quel sorriso antico, di chi la sa lunga ma non vuole farla pesare. Stronzo, mi pesa comunque. Perché io mi muovo caoticamente, meno botte a destra e a manca, impianto casini qui e metto bombe di là, senza capirci assolutamente nulla.
Ma quando torni? E perché ho deciso di farci del male così gratuitamente? Ehi, però questa volta è colpa tua, anche. Tu mi hai detto “Allora tagliamoci” quando io ti ho detto “sarà una lama a doppio taglio”. Mi hai chiesto di lasciarti un posto, tra le mie altre cose. Ma non lo sai che se lascio uno spiraglio nella Grande Muraglia Interna metto a rischio l’intera impalcatura del cuore?
Ma sì. Tu tutto questo lo sai. Succederà anche a te. L’hai accettato e correrai il rischio, insieme a me.
Va bene. Dammi il tempo di provare ad assimilare tutto.
Anzi.
Non darmi niente, vieni subito qui, iniziamo, finiamo, collassiamo insieme, siamo fortemente instabili. Ma sorridimi, come fai sempre, con quel tuo solito sorriso indulgente.







Al mio Ale.

La Città Fortunata

"Voi credete di vivere in pace, nella sicurezza, ma in verità non vivete. La gente della vostra specie vive ai margini dell'esistenza, lontano dagli uomini, lontano dalle loro lotte che certamente giudicate stupide e insensate. Vi dite che è il solo modo per sopravvivere, per mantenersi a galla. Avete paura di affogare, e allora non prendete mai la barca. Restate sulla spiaggia, sulla riva del mare di cui temete anche la schiuma; che i bastimenti navighino senza di voi! Qualunque sia la loro bandiera - comunista, nazista o tartara - poco vi importa! Voi vi dite: legare la mia vita a quella di un altro, a quella di un gruppo, sarebbe sminuirla, limitarla, e allora perchè farlo? Ci tenete alla vostra vita, vi è preziosa; non la offrirete nè alla storia, nè alla patria, nè a Dio. Se vivere in pace significa dissolversi nel nulla, voi accettate il nulla. Gli ebrei nel cortile della sinagoga? Nulla. Le grida delle donne impazzite nei vagoni bestiame? Nulla. Il silenzio dei bambini che hanno sete? Nulla. Tutto ciò non è che un gioco, vi ripetete. Cinema! Letteratura: visto e scordato. Ve lo dico io: voi siete una perfetta macchina per fabbricare il nulla."

E. Wiesel

mercoledì 18 gennaio 2012

Ho osservato la sua nuca, stamattina. Il mondo come sempre sfrecciava oltre i miei timpani, le voci stridevano fra di loro, ma per me non c’era altro che quella nuca oscillante,piccola.
 I suoi capelli profumano, questo ho pensato. Ho pensato anche che avrei voluto toccarli, alzare il polso stanco e atterrare con le dita su quel mio piccolo paradiso personale. Su quei capelli ordinati, sottomessi ad un taglio troppo corto, che non lascia loro alcuna libertà.
Sono lisci. Lucidi. Li adoro. Avrei voluto soffocarci dentro il naso e poi le guance, contaminarmi con quel profumo di pulito ad occhi serrati. A polmoni spiegati, impegnati a trattenere ogni granello di odore, avrei voluto risucchiarlo tutto dentro di me, sentirmi piena come un uovo di lui.
Ho anche ripensato a quando potevo veramente respirarlo, a toccare l’odore di quella testa perfettamente in ordine. E i ricordi erano dei treni che mi passavano sopra, di colpo ho avuto davanti agli occhi una crepa del momento che stavo vivendo: l’esame era senza audio, vedevo soltanto ombre di diverso colore chiamarsi e confondersi. Si spiegava davanti a me quella macchina, quei respiri, quei corpi, uno dentro l’altro, uno al servizio dell’altro. Vedevo lui, gli occhi chiusi, le sue labbra dischiuse sul mio collo. Ho visto quell’amore che si distruggeva da solo, perché non gli avevamo dato abbastanza spazio per potersi dilatare. Lo abbiamo offuscato, sotterrato con una coperta spessa che pizzica la pelle. Vedo me, che mi tappo gli occhi da sola per non vedere, per non capire. Vedo che nascondo lo sporco sotto il tappeto, non voglio sentire niente.
E’ strano capirlo, ma ci siamo tagliati le gambe da soli, io e lui.
E mi sono ritrovata a imbambolarmi su una testa, respirando appena, mutilata da questi maledetti resti, da queste macchie che più provo a cancellare più si rafforzano.

Ecco, ho scritto questa roba molto tempo fa, molte illusioni fa. Quando mi sono aggrappata ad un qualcosa che luccicava e ho fatto finta che fosse oro. C'era in me una strana voglia di piantare radici, affondarle bene in profondità, non curandomi affatto del dove. Era una mia necessità, un limite di me che non ho voluto affrontare e che ho provato a raggirare.
E adesso ho deciso di provarci, ma senza coinvolgere una seconda persona: provo a ritornare alle mie origini, al mio grembo materno, alla vita primordiale. Perchè sento di "avermi" persa per strada, giorno dopo giorno. Sono colata via dal mio guscio di tessuti nervosi e di ossa. Per cui, eccomi, mi conficco nella situazione che più amo e che mi fa sentire più me stessa; scrivo, lancio fuori il mio caos, la mia vita, i miei cazzo di dubbi, le mie mappe interne. Perchè in fondo mi voglio bene e voglio preservarmi. E vivere.