giovedì 13 novembre 2014

La ragione fu per me l'assassina

Ho vissuto la mia vita per estremi. Ho vissuto la mia vita saltando troppo in alto e poi correndo ai ripari. Mi pare di scorgere l'esistenza passata sotto i riflettori di un otto volante, prima verso il cielo maestoso, giungere all'apice, illudersi di arrivare a scalfire il sole e poi giù, nello strapiombo, nell'oblio di una galleria sotterranea e buia.
Ho ucciso il mio istinto. La mia mente ha ucciso il mio istinto. Lo ha raso al suolo. La sua colpa? E' stata quella di avermi catapultato con troppa intensità in ogni cosa che facessi; quasi senza filtri, senza pelle che potesse un minimo preservare l'anima. Sono arrivata in alto, ho vissuto intensamente quello che ho trovato a quelle altitudini. Ma è stato un fuoco d'artificio troppo breve, perchè ho pagato cara la sfacciataggine di cui mi aveva vestito l'istinto. Sono arrivate le mazzate vere, che hanno tolto la poesia in ogni cosa. La poesia della presunzione di scambiare per certezza ciò che non lo è. La mia anima si è frantumata. E l'istinto non l'ha salvata.
Quando è così fa ancor più male. Sono crollata, ho perso le mie piume e la gravità ha trionfato.
Il dolore è stato così acuto che mi ha paralizzata, traumatizzando la mia ingenua stupidità: mi sono promessa di non dare più niente per scontato. Mai più avrei seguito l'istinto e le mie impressioni. Perchè non è detto che queste armi ti mostrino il vero. Niente più illusioni, mi sono sussurrata, da adesso in poi non ascolterò più niente...tranne ciò che ha tra le sue pieghe fondamenta sicure. Pilastri di razionalità alla sua base. Su cui non si può dubitare.
E da lì, io non me ne sono accorta subito, ma la Ragione ha affondato le sue radici e si è insinuata in ogni cosa. Ha avuto inizio la tirannide.
Ogni cosa è stata posta sotto osservazione ed esame. Se era bagnata da un minimo accenno di dubbio, non poteva essere presa in considerazione. D'un tratto, ho dubitato d'ogni cosa. D'un tratto, non ho potuto più fare affidamento su niente. Mi sono ritrovata nel cuore angosciante dell'indecisione, in una stallo che mi ha svuotato. Perchè, non potendo contare su niente, non potendo sapere NIENTE CON CERTEZZA, non potevo più scegliere. E mi sono immobilizzata, irrigidita ancora di più sotto le mie stesse membra. Ho smesso di vivere, ero diventata il mostro di Cartesio. Il cervello aveva atrofizzato i miei impulsi. La razionalità mi aveva distrutto, proprio come in altro modo aveva fatto l'istinto. Eccole, allora, le facce di una stessa medaglia. Sensazione contro ragione. Immediatezza contro immobilità.
Per questo dico che ho vissuto attraverso estremi. E adesso sono stanca di questo dualismo autodistruttivo, dell'eterno contrasto fra bianco e nero. Ho bisogno di una pelle razionale, che mi dia le potenzialità di contenere quanto basta questi fasci di immediati impulsi sventati d'istinto.

Voglio fondere istinto e ragione. Voglio forgiarmi di nuovo, intrisa di due estremi. 
La vita è troppo breve per essere bruciata dall'istinto; e lo è anche per essere cementificata dalla mente.

"soffrirò, morirò....ma nel frattempo sole, vento, vino e trallalà" (Misa Sapego)