domenica 26 febbraio 2012

Ritorno a parlare di te. Tu, che ieri mi hai incrociato per ben due volte davanti alla tua strada e hai distolto lo sguardo senza salutarmi. Tu, la mia costante cicatrice. Bruci. Non ti stacchi. Mi aggredisci nei momenti più inaspettati. 
Io mi domando che cosa ci sia rimasto, che cosa tu mi abbia lasciato. Perchè ancora parlo di te? Non mi hai lasciato niente, caro, se non un pugno di illusioni. Forse è per questo che ricorri spesso nei miei pensieri: ti avrei dato tutto. Ogni cosa di me. Mi sarei concessa, senza se e senza ma. Ti ho concesso momenti di cui adesso mi vergogno soltanto a ripensarci, ti ho concesso troppo spazio dentro di me. E tu lo hai respinto, non lo hai voluto. Quanta ingenuità. Ma dove ho sbagliato, perchè mi sono fidata subito di te? Giuro, la mia routine con gli altri è di non fidarmi, di guardare con ironia promesse dette nei momenti passionali di casuali amanti. Mi concedo, sì, ma il giorno dopo scappo, non rispondo messaggi, mi proclamo dispersa. Con te è stato diverso, ad intrappolarmi sei stato tu. E mi sono abbagliata con una luce fasulla, che non ti apparteneva neanche un po'. Ti ho aspettato, ho tradito per te qualunque cosa si potesse tradire: esseri umani, l'amor proprio, la ragion pura.
E le parole che ti ho sussurrato, quelle che ti ho scritto... Quelle dove avevo depositato le speranze e... e un amore potenziale... Le hai strappate, le hai lette la sera e la mattina seguente dimenticate, disperse...
Ah, quanta dolcezza in questa mia tragedia shakespeariana. Come la custodisco con calore! 

Ma lo faccio soltanto per me, per cercare di riacquistare un po' di orgoglio. Perchè per te ormai non faccio più niente. Non si può fare più niente per uno che non ha avuto il coraggio di dire "finisce perchè in realtà amo un'altra", perchè nonostante questo hai fatto buon viso e cattivo gioco con me e ti sei gongolato nel calore della carnalità; perchè sei talmente insicuro di te che per non guardarti dentro ti attacchi alle cose più viscide e banali; perchè codardo sei stato quando non mi hai detto la verità per mesi e codardo rimani adesso che se mi trovi a giro neanche hai il coraggio di incrociare gli sguardi, anche se per messaggio, ben lontano da quella realtà che invece ti fa tanto paura, sei spavaldo e terribilmente volgare.

mercoledì 15 febbraio 2012

Mattina

Ma insomma, passeggio per la via nel freddo che mi crocifigge ogni centimetro di pelle, tra la farinosa neve sporca che mi si attacca alle scarpe e ai pensieri. I pensieri non sono lineari, sono tigri che si sbranano nell'argentea luce mattutina; non restano che confuse macchie. La dolcezza mi è rimasta di traverso. La cattiveria ce l'ho sparsa su tutti i polpastrelli. E il vuoto che ho dentro non si ferma, è un motore che digerisce e brucia ogni cosa. Silenzio. Sono sola per la via, ci passo apposta: non devo confrontarmi con sguardi mattutini ancora acerbi e annebbiati.
Accendo una sigaretta. Fa male, lo so. Ma anche solo il gesto di accenderla, il primo tiro, il fumo caldo in bocca, mi danno un senso di sollievo. Come se per un piccolo momento l'alveare nel cranio si fermasse, cessasse di rumoreggiare in maniera frenetica e mi concedesse un soffio di neve fresca e pulita sulle guance. Ma un pensiero ha messo le radici ben in profondità e tira mattoni sui fili di seta dell'anima:
'Ah, dunque, che senso ha starsene assopiti in un angolo mentre tutto scorre? Greta, quando mai deciderai di essere abbastanza forte e ricomincerai a credere davvero in quello che fai?'

Greta, quando pensi di darmi delle risposte?

Sssssh... Fammi finire la sigaretta, adoro mescolarmi con la neve sporca.

domenica 12 febbraio 2012

THIS IS THE TRIP


Alla mia amica F. adesso direi:"prendi uno zaino, mettici dentro sei o sette libri, la voglia di vivere e partiamo".
Camminerei sulle più sconosciute vie di tutto il mondo con lei, ci fermeremmo in qualche bar carino a mangiare e bere qualcosa, e poi via di nuovo a tuffarci nel nostro viaggio. A ridere, a conoscere posti nuovi, a fotografarci sotto qualche famoso monumento. A vivere. Ad assaporare questa vita. Vorrei prendere un treno con F. e correre sui binari , osservare le forme astratte dei corpi che ci lasciamo alle spalle. Cara F., vorrei la leggerezza, i tuoi brutti discorsi e anche quelli belli da morire, sui tuoi libri e sulle tue passioni. Vorrei anche che tu mi leggessi alcuni passi dei tuoi libri durante il tragitto per arrivare sul mare. Io con te farei lo stesso.
E vedere la Spagna, oppure la fantastica Irlanda per cercare di trovare un senso alle nostre piccolissime e caotiche esistenze. 

Se dovessi fare una foto adesso, io la vorrei fare a quel tuo sorriso aperto, trasudante di vita e bellezza, fresco e leggero, accompagnato dall'energia dei tuoi occhi, piegati anch'essi al sorriso. 
 

mercoledì 8 febbraio 2012

Indigestione --> Rigurgiti

No  ho intenzione di scusarmi, di dire cazzate che non penso, di coprirmi il culo.


Ti odio se fai il cazzo che ti pare, te ne infischi e quando hai proprio finito qualsiasi altra occupazione allora chiami, tranquillamente. Odio che se non rispondo ti senti giustificato a prendertela.


Odio te che ti credi chissà chi e sputi sentenze. Fare gli alternativi è una cosa di cui gasassi tanto?

Odio sto cazzo di freddo sto cazzo di silenzio in casa, è ciò che resta di una lite per una cazzata. Troppo orgoglio sparpagliato dappertutto.

Odio che tu non capisca quello che io amo, odio non potermi esprimere quanto cazzo voglio, odio non sentirmi compresa neanche un po'. Odio chi getta merda sulle cose che amo, soprattutto se lo fa con la superficialità di sto cazzo.

Odio avere torto, odio però anche affermare di avere ragione quando ho ragione perchè temo di sembrare sfacciata.

Credo che in questo momento io stia odiando il 100% della popolazione mondiale e odio anche sto cazzo di atteggiamento di merda che mi fa scrivere qui ma che non mi fa riuscire a urlare tutto sto cazzo di odio davanti al muso di tutti.

..ODIO!!

domenica 5 febbraio 2012

Amico fragile


Ho un amico fragile vicino a me che fa a botte col mondo perché lui crede in tante cose.
Ho un amico fragile, e fragile è il suo sguardo, anche se con cura lo incarta e lo nasconde sotto un atteggiamento sfacciato e sicuro.

Si aggrappa a eroi fantocci, piccole sagome di uomini rinchiusi nel passato, e sono coloro che lo conoscono di più, a cui la notte svela tutte le sue debolezze. E’ cresciuto leggendo Baudelaire, cercando insieme a lui di svelare les corrispondences nella natura, mangiandosi letteralmente con gli occhi i film di Kubrick, i quali lo facevano sentire tanto meno solo. 
Mi ricorda Don Chisciotte e la sua battaglia coi mulini a vento. Un’anima alimentata da libri, romanzi e sentimenti puri e antichi, che non riesce a trovare un posto in questo povero mondo per potersi dilatare, per potersi manifestare. E’ sempre alla ricerca, lo guardi e vedi che mentre ti parla ricerca i tuoi occhi, con le parole i tuoi orecchi, non ammette di essere ignorato; perché quello che ha da dire è troppo importante, cerca di urlare all’ universo che lui ha capito, che c’è qualcosa che non va in questa “società di merda”, come dice lui, che ”ti inculca quello che vuole, non la verità”. E’ un disperato, uno che si sfama di begli ideali, che in troppi reputano troppo astratti e utopistici.
Ieri mi ha detto che ha rischiato un viaggio di non ritorno, perché ha deciso di annientare tutto – dico tutto, ogni cosa che fino ad ora noi consideriamo una certezza assoluta-, ha fatto la sua piccola rivoluzione interna, ha sradicato qualsiasi cosa nella sua coscienza – il bene, il male, tutto – e si è raschiato a fondo, analizzando ogni cosa. 
Ha un’anima disarmante, pura. Lui crede, lui vuole cambiare le cose. E tutto questo lo distrugge perché di puro qua fuori non c’è proprio rimasto più niente, deve resistere ad una contaminazione giornaliera. 

Ho un amico fragile. E’ un bovarista. E’ un illuso. E’ un senza patria, per sua scelta, e non intende sottostare alle catene sociali, ai dogmi. Ripudia ogni certezza smerciata come mangime per galline. Ripudia la struttura del mondo. E’ libero. Ma paga a caro prezzo questa instabilità, questo suo vivere privo di qualsiasi appiglio.

 Accetta l’angoscia  e l’incomprensione per un po’ di libertà, di vera libertà.