La confusione mi sta distruggendo: ho frammenti di pensieri in testa, mal collegati fra loro, che gettano la rete del dubbio e nulla più.
Indecisione.
Rabbia.
Tarlo della mente.
Sono nauseata da questa mia irresolutezza naturale, per la quale sono portata fin dal giorno in cui ho iniziato a scegliere nella mia vita. Esplosioni violente fra i nodi della mente, ma tutto resta ancora in silenzio. Mi offusca, mi fa svenire, vorrei avere polso e cuore fermo, invece barcollo, ubriaca di rimorsi e di paura di sbagliare, accendo il cerino della speranza ma tutto collassa, è un soffio di vento che mi porta via la fiamma dalle dita.
Buio. Ancora confusione.
Scelgo la mia strada, facendo finta di esserne sicura, la prima curva ed è già un calvario, già mi guardo indietro e non riesco ad andare avanti. Dovrei, però. O forse no?
Piedi stanchi di non avere una rotta, di ritornare sui propri passi. Gioco a mosca cieca con la mia coscienza, gioco a mimetizzarmi con gli insetti di questa notte densa di frustrazione. Provo ad impormi di ascoltarmi, ma non riesco a capire. Tento di intessere un ponte di fili sottili fra ciò che sono e ciò che voglio. Ma cosa voglio io? Come si fa a saperlo? Quante carezze ha bisogno il mio corpo per sentirsi (anche per solo un secondo) sazio? Quante belle parole qualcuno deve cucire per me per raggiungere la mia anima?
E inoltre nel mio ventre nascono falene che vorrebbero crescere e evolversi in felicità alata, ma le lascio morire di stenti. Sempre a rincorrere il niente, le cause più perse e tumefatte.
Troverò mai pace in questa corsa disperata fatta a casaccio?
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