domenica 5 febbraio 2012

Amico fragile


Ho un amico fragile vicino a me che fa a botte col mondo perché lui crede in tante cose.
Ho un amico fragile, e fragile è il suo sguardo, anche se con cura lo incarta e lo nasconde sotto un atteggiamento sfacciato e sicuro.

Si aggrappa a eroi fantocci, piccole sagome di uomini rinchiusi nel passato, e sono coloro che lo conoscono di più, a cui la notte svela tutte le sue debolezze. E’ cresciuto leggendo Baudelaire, cercando insieme a lui di svelare les corrispondences nella natura, mangiandosi letteralmente con gli occhi i film di Kubrick, i quali lo facevano sentire tanto meno solo. 
Mi ricorda Don Chisciotte e la sua battaglia coi mulini a vento. Un’anima alimentata da libri, romanzi e sentimenti puri e antichi, che non riesce a trovare un posto in questo povero mondo per potersi dilatare, per potersi manifestare. E’ sempre alla ricerca, lo guardi e vedi che mentre ti parla ricerca i tuoi occhi, con le parole i tuoi orecchi, non ammette di essere ignorato; perché quello che ha da dire è troppo importante, cerca di urlare all’ universo che lui ha capito, che c’è qualcosa che non va in questa “società di merda”, come dice lui, che ”ti inculca quello che vuole, non la verità”. E’ un disperato, uno che si sfama di begli ideali, che in troppi reputano troppo astratti e utopistici.
Ieri mi ha detto che ha rischiato un viaggio di non ritorno, perché ha deciso di annientare tutto – dico tutto, ogni cosa che fino ad ora noi consideriamo una certezza assoluta-, ha fatto la sua piccola rivoluzione interna, ha sradicato qualsiasi cosa nella sua coscienza – il bene, il male, tutto – e si è raschiato a fondo, analizzando ogni cosa. 
Ha un’anima disarmante, pura. Lui crede, lui vuole cambiare le cose. E tutto questo lo distrugge perché di puro qua fuori non c’è proprio rimasto più niente, deve resistere ad una contaminazione giornaliera. 

Ho un amico fragile. E’ un bovarista. E’ un illuso. E’ un senza patria, per sua scelta, e non intende sottostare alle catene sociali, ai dogmi. Ripudia ogni certezza smerciata come mangime per galline. Ripudia la struttura del mondo. E’ libero. Ma paga a caro prezzo questa instabilità, questo suo vivere privo di qualsiasi appiglio.

 Accetta l’angoscia  e l’incomprensione per un po’ di libertà, di vera libertà.

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