mercoledì 28 marzo 2012

E' una giornata rara, fresca di primavera. Il sole invita a sdraiarsi sotto di sè, sopra un prato e lasciar fluire il tranquillo fiume dei pensieri.
Ripenso a Lisbona, che bella. Mi trovo in difficoltà quando mi chiedono di raccontare qualcosa di questo viaggio, è difficile fare una sintesi delle sensazioni. Posso dire che mi ha colpito al cuore e che vorrei scapparci subito di nuovo. Posso dire che cosa abbiamo visto,
del pomeriggio sull'oceano. Ma come faccio a spiegare che cosa si prova mentre si cammina per quelle piccole viuzze, con l'orecchio teso mentre un altro mondo, diverso da quello in cui sei abituato a sprofondare quotidianamente, ti si spalanca davanti? Ah, non credo sia possibile. E' questione di tonalità, non si riesce a rendere l'idea di una determinata sfumatura di colore a parole, anche utilizzandone un quintale. E' impossibile, e in più non si fa altro che appesantire il tutto.  E' stato magnifico, ma solo io posso capirlo. Già con il meccanismo del pensiero le cose vengono inquinate e distorte, figuriamoci col tentativo di astrarle e di incastrarle in qualche forma rigidamente forzata.
Mi verrebbe da uscire fuori, portarmi sottobraccio Pasolini e trascorrere una bella giornata, facendo due chiacchiere insieme. Ma insomma, forse lo abbandonerei al mio fianco e schiaccerei una bella dormitina.
Che dire? Il sole è come se mi stesse chiamando. Qui tutto chiama, ci sono inviti e opportunità ovunque. ma alla fine, come sempre, non li raccolgo. Chissà, è paura, è pigrizia. Ma il sedere molto probabilmente resterà attaccato al divano e la giornata passerà senza che niente avvenga, con un sapore polveroso di monotonia che la sera sarà dura mandare giù. E allora partirò coi soliti discorsi, tipo "domani sarà diverso, domani farò qualcosa", oppure "la devo smettere con tutti questi pensieri e agire di più". Sì. Bona Ugo. Tanti bei propositi, tanti bei discorsi, ma muoiono nel momento stesso in cui li concepisco.
E resta quella patina, quel calcare attorno alle meningi che si spingono nel passato, a provare a rivivere (non riuscendoci) quelle ore che già si allontanano, trasportate dalla corrente del tempo, di quel viaggio,
di quel sentiero selvaggio, piene di ombre e luce e contrasti. Di pulsazioni e vita, di elettricità che invade tutto il guscio del corpo. Lisbona... Lisbona mia......

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