giovedì 4 aprile 2013

Somebody that I used to know

La guardo ma non capisco: come sia potuto sfiorire il nostro mondo, come siano potuti morire i suoi colori. Sono sorda ai suoi richiami (esistono ancora i suoi richiami?) e il suo sguardo è fugace sopra di me, mai che si soffermi per più di un attimo; cosa hai paura di trovarci in me? Forse, le distanze che ormai ci separano, due mondi nuovi sono nati dalla nostra scissione, il mio ed il tuo. Una volta era diverso, vivevamo in simbiosi (tempi andati), le nostre realtà. le nostre vite fuse. Ci rifugiavamo in camera tua, con la porta chiusa e ci dicevamo tutto, ogni singola cosa, in fretta e con la paura che qualcuno potesse ascoltare parole che invece erano solo per noi. Parole sacre, indelebili, piccoli amori, gioie e le prime illusioni.
Adesso c'è il gelo, nebbia ghiacciata sui nostri occhi. Non ci sappiamo più vedere. In realtà, non ci sappiamo neanche più cercare. Siamo cambiate, ma ciò che mi resta di traverso è che è cambiato il filo che ci legava: lo credevamo indistruttibile, forte e resistente. Adesso è sbiadito, logoro. Non siamo riuscite a tenerci strette, a sorriderci ancora nonostante tutto... Ma nonostante tutto cosa? Nonostante la vita. Le mille vie della realtà dove abbiamo giocato a perderci e poi lo abbiamo fatto veramente. E siamo andate avanti, sole, facendo finta che niente fosse cambiato.
Cosa ci accomuna adesso? Il passato, ciò che ormai non è più.

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